L’acqua per promuovere il vino. Mica male come idea. E dunque, ogni santissima settimana che dio comanda (chiaramente solo durante l’estate) ecco come funziona la cosa. Il titolo, parafrasando Lina Wertmuller, è “Travolti da un insolito vino nel vulcanico lago di Bolsena”. Il che non vuol dire necessariamente che ci si appresti ad una sbornia molesta. Bensì piuttosto trattasi di una, anzi di tante, degustazioni itineranti in barca, con partenza proprio da Bolsena, e con tanto di tuffo all’isola Bisentina.
Un modo nuovo di scoprire e promuovere l’Alta Tuscia. Attraverso due canali che, storicamente, tirano di brutto: la natura e le prelibatezze (non chiamatele eccellenze, please, al massimo prodotti tipici).
L’anomala trovata è di Carlo Zucchetti, coadiuvato dalla sua cricca. Un entourage che quando si cimenta in certe avventure le porta fino in fondo, costi quel che costi (la guida degli oli locali ed il blog ne sono due pratici esempi). Così, l’enologo dalla penna sciolta, stavolta ha deciso di abbinare questa pratica acquatica ad una nuova scommessa: “La Tuscia nel vino 2015”, si chiama l’elaborato. Ed è una guida ai migliori calici di zona. Presentata un paio di giorni fa (con tanto di produttori in costume da bagno), proprio durante il tragitto non su gomma, ma che ufficialmente uscirà dopo l’estate.
“L’idea è quella di dare il giusto risalto a una zona incuneata tra Toscana ed Umbria – questo l’incipit – bagnata dal Mediterraneo e confinante con Roma. Che ha saputo mantenere e rinnovare la sua tradizionale vocazione agricola e, in questo caso, vinicola. Fino a farla diventare forse la punta di diamante dell’enologia nel Lazio”.
Il barcone di Zucchetti per l’occasione si è ben riempito. Molti i curiosi. Moltissimi i premiati. Suddivisi in quelli riconosciuti per il prodotto finito, e in quelli da evidenziare per il progetto aziendale. Ai primi sono stati attribuiti da 1 a 3 “Est!”, come vuole la leggenda del monaco Defuk. Agli altri invece è andato il “cappello”. Lo stesso che Zucchetti non si leva mai dalla capoccia (forse solo durante il bagno alla Bisentina).
“La Tuscia – così apre l’inedito volume – è un territorio che sta crescendo, dove stanno sorgendo nuove realtà viticole. Sono infatti più di 70 le cantine individuate, recensite e assaggiate, un bel numero se si considera che intorno al 2000 se ne contavano poco più di una dozzina. La spinta ad intraprendere un lavoro di censimento, raccolta dati ed assaggi viene dunque da un fermento interno alla zona”.
E buona bevuta in ammollo.