Consigliere Maurizio Tofani, ormai sembra il gioco dei dieci piccoli indiani…
“Premesso che non intendo fare polemiche e che non mi permetto di giudicare le scelte di altri, dico che va fatto un ragionamento politico”.
Lo faccia, allora…
“Oltre le mura nacque ormai due anni e mezzo fa con un obiettivo chiaro: esprimere una forza centrista e moderata che fosse in grado di stabilire un argine verso i partiti tradizionali, cioè Pd e Pdl (all’epoca)”.
E invece?
“Intanto quella lista civica elesse 6 consiglieri e questo vuole semplicemente dire che aveva colto nel segno e aveva saputo dare una risposta importante alle esigenze dell’elettorato. Questo non bisogna dimenticarlo”.
D’accordo, ma le ultime vicende raccontano di fibrillazioni e contestazioni, fino agli addii.
“I fatti dicono questo. Ne prendo atto”.
Ritiene di avere una qualche responsabilità?
“Assolutamente no. Si tratta di scelte personali”.
Ha cercato una spiegazione?
“Magari qualcuno si aspettava qualcosa che poi non ha ottenuto. Ma sono ipotesi e io sono abituato a valutare i fatti”.
E i fatti quali potrebbero essere?
“Io credo che alla lista Oltre le mura sia mancata la seconda fase”.
Questo è politichese, però.
“Voglio semplicemente dire che quel movimento, fatto da persone provenienti da esperienze e culture molto diverse tra loro, non si è trasformato in soggetto politico. E che alla fine ha pagato questo limite di fronte ad un partito strutturato e organizzato come il Pd”.
Insomma, quello del 2013 non fu un matrimonio d’amore…
“No, è chiaro. Fu una struttura elettorale che raccolse un notevole successo e che, però, avrebbe dovuto compiere un ulteriore balzo in avanti. E questo non è avvenuto”.
Chi avrebbe potuto far realizzare questo passaggio?
“Non è una domanda che va rivolta a me”.
Magari al sindaco, che viene considerato proprio il “killer” della lista civica che pure aveva promosso e creato…
“In politica si tende troppo spesso a sintetizzare: ecco chi ha vinto, ecco chi ha perso. Dimenticando che sono valutazioni del momento. Io credo invece che i ragionamenti vadano fatti su archi di tempo più lunghi, meno soggetti alle contingenze specifiche”.
Magari ci avrebbe potuto pensare lei che è persona alla quale non manca certo l’esperienza…
“Non era il mio ruolo, se lo avessi fatto avrei compiuto un’invasione di campo. E comunque nessuno me lo ha chiesto. Aggiungo che un partito con le sue strutture organizzative, con i suoi segretari comunali e provinciali, svolge un ruolo di stimolo e anche di camera di decompressione delle tensioni. In Oltre le mura questo non è avvenuto e non avviene e alla fine hanno prevalso le eterogeneità”.
Traduzione: ognuno è andato per conto suo.
“Più o meno è così”.
E’ possibile che la sua candidatura in Provincia sia stata il detonatore che ha fatto esplodere i contrasti?
“Mi meraviglierei molto se le cose stessero davvero così. A me pare una lettura molto superficiale, soprattutto in considerazione del ruolo che un ente come la Provincia è chiamata oggi a svolgere”.
Se fra qualche mese a Viterbo si votasse, rifarebbe l’esperienza della lista civica?
“Lo ripeto: non mi piace ragionare sulle ipotesi. Le scelte e le decisioni sono figlie di momenti contingenti. Nel 2013 c’erano certe esigenze e la cosa funzionò. Oggi bisognerebbe sedersi a tavolino e ragionarci su”.
E allora torniamo al contingente: c’è un bilancio da approvare.
“Il bilancio è sempre un momento molto complesso. Tanto più in assenza di risorse e con indicazioni del governo centrale pesanti e talvolta anche in contraddizione tra loro. In queste ore, si sta approvando in giunta e poi passerà all’esame delle commissioni. Vediamo… Ma un aspetto va subito rilevato”:
Quale?
“Che ormai si tratta di strumenti tecnici. Le uscite sono quelle e le entrate pure. Con l’aggiunta che il ruolo dell’amministratore locale – e questo l’ho denunciato pubblicamente in Consiglio comunale – è sempre più quello dell’esattore per conto dell’amministrazione centrale. Non può funzionare così”.
Una velata critica al governo?
“Una considerazione abbastanza scontata. Ci si fa belli annunciando tagli delle tasse, ma si dimentica che gli enti locali dovranno per forza utilizzare la leva fiscale per continuare a fornire servizi ai cittadini… Hanno deciso di spostare a settembre i termini di approvazione del bilancio per province e città metropolitane. Posso capire l’allungamento per le province (vista la situazione che si è creata con la riforma Delrio), ma i problemi di Milano, Roma o Napoli sono diversi da quelli di un qualsiasi altro capoluogo o di un qualunque altro Comune? Senza dire che non è serio approvare un bilancio di previsione a luglio o a settembre”.
Ma non aveva detto di non voler fare polemiche?
“Infatti. Sono solo considerazioni ad alta voce”.