Continuano le performance del gruppo laziale di poeti improvvisatori guidato da Pietro Benedetti e del quale fanno parte Donato De Acutis e Marco Calabresi di Bacugno (Rieti), Giampietro Giammogante di Cittareale (Rieti), Enio De Santis e Pietro Benedetti di Tuscania e il ciaramellaro Matteo Assennato di Roma.
Venerdì prossimo alle 22, a Tuscania per il Festival della letteratura breve, contest sul palco con David Riondino: i poeti a braccio Enio De Santis, Donato De Acutis, Pietro Benedetti Giampiero Giammogante in contrasto con i rappers Piotta, Debbit from Tv spit, stredd Dj, Enrico Capuano e Tammoriata Rock.
Sabato alle 18,30 e alle 21 altro appuntamento con la Festa della Trebbiatura al Centro sportivo davanti al Ristorante Felicetta.
La tradizione della poesia in ottava rima, cantata “a braccio”, nasce all’interno del mondo pastorale e contadino, nelle veglie intorno al camino d’inverno e la sera sull’aia d’estate, seguendo la metrica delle ottave epiche dell’Ariosto e del Tasso (molti un tempo, magari analfabeti, sapevano a memoria canti dell’Orlando furioso e della Gerusalemme liberata) . I giovani avevano modo così di imparare facilmente e la trasmissione orale avveniva in maniera spontanea. Il “cantare improvvisando” ha consentito anche alle persone con scarsa scolarizzazione di esprimersi con creatività e di essere conosciuti nell’ambito della comunità dove sono vissuti. U n tempo non era difficile incontrare nelle campagne qualcuno che avesse il dono naturale di “cantare a braccio”, o “cantare di poesia” per usare un’espressione più comune in Toscana. Fino a non molti anni fa si usava distinguere fra il “cantar di scrittura” e il “cantar di bernesco”, ossia fra il cantare poesie di altri autori e il vero e proprio canto d’improvvisazione.
In questi incontri di rima e canto, poeti in ottava rima si misurano davanti a numeroso pubblico e si lanciano sfide, cantando i loro versi endecasillabi improvvisati.