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Estate in musica. Quando le note tirano a metà

Seminari mattutini e concerti serali, ideati dal Ragonesi: "Molti corsisti, pochi viterbesi"

Il concerto finale di chiusura

Il concerto finale di chiusura

Forse è vera quella storia che chiusa Caffeina, a Viterbo ci si rivede per Santa Rosa. E non è tanto una questione di numero effettivo di manifestazioni in loco, bensì da prendere in considerazione è magari la percezione dell’offerta. Nel senso, di cose ce ne sarebbero pure. Ma tirano meno. E quindi voilà, ecco a voi il deserto dei Tartari.

Dal ragionamento vanno esclusi due soli superstiti, il Tuscia film fest (che ormai ha un proprio e notevole bacino di sostenitori). E il Tuscia in jazz (che comunque d’estate si snocciola fuori dal capoluogo).

Ma riprendiamo il discorso. Si è appena chiusa (il 26) la mini-rassegna “Estate in musica”. Alzi la mano chi lo sapeva. Una sette giorni, eppure, di alto spessore. Suddivisa in corsi mattutini e concerti serali. “Siamo molti soddisfatti – dice la direttrice artistica, Maria Palmulli – per essere al debutto abbiamo avuto 26 iscritti. Che hanno partecipato a più di un approfondimento. Senza dubbio ripeteremo l’esperienza nel 2016”.

Il contenitore è messo in piedi dal complesso scolastico Cardinal Ragonesi, storico istituto privato viterbese (ha oltre cento anni d’età) che dall’anno scorso ha cambiato proprietà e rinnovato programmi e offerta formativa ed extracurriculare. Propone seminari con docenti provenienti dal Conservatorio Santa Cecilia di Roma (un pilastro mondiale), parallelamente ci sono anche le performance notturne di professionisti affermati. “Tre concerti stupendi – prosegue la Palmulli – e oltretutto gratuiti. Peccato aver visto poca gente dentro l’incredibile cornice del palazzo Ragonesi. Sono un po’ dispiaciuta per la mancata risposta della città, confidiamo comunque di crescere e di attrarre maggior pubblico”.

ll maestro Maria Palmulli, direttrice artistica

ll maestro Maria Palmulli, direttrice artistica

A questo punto però, come diceva quello, la domanda sorge spontanea: almeno gli studenti, saranno stati di zona? “No – confessa sorridendo la stessa – tutti romani. Abbiamo fatto turismo, in un certo senso. Son venuti con tanto di genitori al seguito, e si sono anche stupiti di aver vissuto una città così bella. A dirla tutta, il nostro intento sarebbe proprio quello di creare un polo alternativo, affascinante, ed interessante, fuori dalla Capitale, nei mesi caldi”.
Il fatto che la cosa si rifarà, e che l’obiettivo (tutto sommato) è stato raggiunto, fa comunque ben sperare. Si confida solo che non si vada incontro ad un classicissimo fuoco di paglia. Della serie: certe cose uno se le deve anche meritare. Amministrazione compresa. Se si vuole crescere non sempre può bastare di apporre il Patrocinio.

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