Per Mauro Corona la montagna è una grande madre, una divinità fatta di terra, pietra e legno. Scrittore, scultore e alpinista, Corona con il suo ultimo libro “I misteri della montagna”, ci guida in questa scalata immaginaria. Ci conduce lungo i suoi sentieri, ci invita a giocare con i rimbalzi dell’eco, con il vento. Ci insegna ad ascoltare il cuore degli alberi, ad amare e difendere la montagna.
Arriva al Caffeina festival in un pomeriggio bruciato dal sole. La bandana sulla testa, scarponi da rocciatore ai piedi e quella faccia levigata dalle intemperie. Lo sguardo abituato a penetrare le ombre, mani callose e ruvide, allenate a carezzare la roccia. Il vostro Dantes si avvicina incuriosito da questo strano personaggio che appartiene ad un mondo antico e sembra una scheggia di corteccia resinosa. Corona saluta tutti come vecchi amici, inizia i suoi racconti con parole bagnate dal vino e dall’ironia. Toscano fumante stretto in mezzo ai denti, si aggira tra gli stand con stupore bambino. La gente lo riconosce e lo accoglie con calore.
Lascio Corona ai suoi racconti di montagna e con passo svelto arrivo al cortile di San Carluccio. Maurizio De Giovanni sta presentando ” Anime di vetro. Falene per il commissario Ricciardi” sua ultima fatica letteraria. De Giovanni ha dato vita a questo personaggio, il commissario Ricciardi, malinconico e solitario che possiede il dono, o la condanna, di sentire il dolore, vedere i morti di morte violenta e ascoltare le loro ultime parole. Ho imparato ad amare questo personaggio in letture notturne e vi consiglio, amici miei, di non lasciarvelo sfuggire. Un giorno mi ringrazierete.
Dopo aver spento la sete con una birra chiara che, in certi pomeriggi è meglio del polase, con passo cadenzato raggiungo piazza San Lorenzo. Qui Massimo Gramellini presenta “Avrò cura di te”un romanzo scritto insieme a Chiara Gamberale. Uniscono penne ed emozioni dando vita ad una storia ricca di speranza e dal sapore antico. Gramellini vice direttore de “La Stampa”, scrittore e ospite fisso da Fabio Fazio è un acuto osservatore dei cambiamenti in atto nella nostra società. Conosce Viterbo e ci viene volentieri accolto come un vecchio amico.
Mentre risalgo via Cavour a passo lento, bramoso di raggiungere il sacro letto, vedo gente prender posto sulla giostra del Calcinculo. Mi avvicino incuriosito e con divertito stupore, vedo Mauro Corona e Andrea Scanzi, noto giornalista dalla lingua puntuta del Fatto Quotidiano, roteare divertiti come adolescenti. Potenza del Caffeina festival che ci fa tornare a quei giorni spensierati, dove tutto era facile e ancora possibile…
Ciao caffeinomani
Il vostro
M. Dantes
Articoli correlati:
- Vinicio e la poesia che ci fa andare avanti
- Vecchioni & faraoni: brividi di notte
- Leccate, leccate: qualcosa resterà
- Er Viperetta? Verrà al prossimo libro…
- Il grande Moni Ovadia e i colori del Creato
- Quei momenti di non trascurabile felicità
- Il mio canto libero: quanto sei bella Viterbo
- Quelli che salutano Sgarbi dicendogli “capra”
- La prima serata, tra musica e tacchi a spillo
- CaffeinaExpress: la prima puntata di un grande diario