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Consiglio, c’è solo un presidente: Marco Ciorba

Stavolta la candidatura passa, Bizzarri vice. Insogna e Moltoni sul piede di guerra

Marco Ciorba al momento dell'insediamento

Marco Ciorba al momento dell’insediamento

Buona la seconda. Meglio tardi che mai. Il delfino (di Michelini) che non finisce nella tonnara ma può nuotare libero. Di frasi fatte se ne possono trovare una cifra, a corredo della notizia che Marcio Ciorba è diventato il nuovo presidente del consiglio comunale, il terzo – dopo Rossi e De Alexandris – in due anni di legislatura.

Dopo il passaggio a vuoto della scorsa settimana stavolta tutto fila liscio, almeno nella votazione pura: 19 preferenze per l’esponente di Oltre le mura, 2 per Sergio Insogna (pure lui di Oltre le mura, ma su posizioni critiche, diciamo così), una scheda bianca, mentre la minoranza non partecipa neanche, alla faccia di De Coubertin. C’è da dire che tra i banchi di governo, stavolta, erano tutti presenti, persino la desaparecida – e criticata ingiustamente dai soliti colleghi anonimi – Melissa Mongiardo.

Applausi e strette di mano, per il consigliere comunale che tanto bene ha operato come delegato al volontariato (una delle poche cose eccellenti nel corso della gestione Michelini) e subito una gaffe: “Santucci, è finita la ricreazione”, scherza Ciorba appena preso possesso dello scranno presidenziale e non sapendo che l’opposizione è velenosa. E l’esponente di FondAzione, prontissimo: “Come si permette? Se l’atteggiamento è questo ci divertiremo…”. Il buon Marco, capìta l’antifona, saprà adattarsi di conseguenza al clima da lunghi coltelli che impregna l’aria e l’aula. Buon lavoro a lui, come alla nuova vicepresidente Daniela Bizzarri, eletta in nome delle quote rosa, certo, ma con un gradimento altissimo: 21 voti, con la minoranza ancora spettatrice e che rinuncia al gesto provocatorio che aveva in animo alla vigilia, quello di votare un noto parlamentare viterbese.

Nel discorso di insediamento, un emozionatissimo Ciorba cita papa Giovanni Paolo II e Sant’Agostino, ricorda le sue origini politiche “scomode e intellettualmente non allineate” (cioè di destra, ma la destra vera, mica quella alle vongole), promette rispetto, onestà intellettuale e scrupolosità. E dice una cosa importante: “Dalla qualità dei vostri interventi, cari colleghi, dipende la qualità dell’assemblea”. Sacrosanto, a pensare a quello che era successo prima della sua elezione.

Sergio Insogna e Chicco Moltoni

Sergio Insogna e Chicco Moltoni

Già, perché il consiglio di ieri si era aperto con un memorabile scazzo, l’ennesimo. Tutto è partito dalla lettura della riformulazione delle commissioni effettuata dal reggente dell’assemblea Mario Quintarelli. Quando Chicco Moltoni (uno dei dissidenti della maggioranza) si accorge di essere stato “dimesso” dal capogruppo Tofani – che ne ha facoltà – dalla terza commissione. Apriti cielo. Moltoni chiede lumi alla segretaria generale, incassa prontamente la solidarietà di Insogna e Taborri. Quest’ultimo firma un intervento durissimo: “Basta con tutti questi ingegneri, architetti e geometri messi in terza commissione. Non è bello, e l’ho sempre sostenuto, anche in tempi non sospetti”. A cosa si riferirà l’esponente appena transitato all’opposizione nel gruppo misto? Magari potrebbe fare nomi, cognomi e partite Iva. E Insogna, anche lui durissimo con Tofani: “Quello che è stato fatto a Moltoni è vergognoso, qui siamo alle purghe. Il sindaco ha consegnato il Comune alle bande. Votiamo il presidente, dall’esito del voto potrebbero dipendere ulteriori iniziative che mi riservo di intraprendere”. Quali? Magari un altro salto della quaglia?

Intanto quello che gongola è il grillino De Dominicis: la sua mozione di sfiducia al sindaco per ora ha 10 firme, un’altra potrebbe arrivare da Taborri, e magari presto anche quelle di Insogna & Moltoni. Si arriverebbe a quota 13, quella necessaria per la discussione in consiglio.

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