Lo sapevate che esiste l’abuso “formale” e l’abuso “sostanziale”? Una meraviglia della lingua italiana, del burocratese (o del paraculese) quasi al livello delle “convergenze parallele” del poro Aldo Moro, o della “dazione ambientale” del giudice Di Pietro. Un abuso “formale” è stato ieri sanato dal consiglio comunale, con 23 voti a favore – rigorosamente bipartisan – e 5 contrari (Cinque Stelle, Viterbo2020, Fondazione, Micci e Galati del gruppo misto). Qualcuno invece ha preferito uscire dall’aula.
La storia è vecchia e affonda le sue radici nella tarda estate del 2013. Viterbopost ne parlò, per primo, già nel marzo del 2014, quando proprio il Movimento Cinque Stelle, attraverso un sopralluogo e un’attività di incrocio dei dati e documenti, sollevò il caso. Il relais Alla Corte delle terme, una struttura ricettiva in strada Procoio (zona Castel d’asso) aveva ampliato un fabbricato esistente. I riscontri del personale dell’ufficio Urbanistica confermavano che i lavori erano già stati svolti, e arriva l’ordinanza di demolizione delle opere entro 90 giorni. La proprietà, però, riesce a dimostrare la sua buona fede e che gli interventi erano stati effettuati dopo che, il 28 agosto 2013, la conferenza dei servizi aveva approvato il progetto (c’è una fattura con data) e che gli stessi interventi erano conformi al progetto stesso, chiedendo dunque una sanatoria. Di qui la “formalità” e non la “sostanzialità” dell’abuso.
Il consiglio ieri doveva quindi approvare la delibera – frutto di una serie di passaggi burocratici in Regione – che trasforma quel terreno (e solo quello) da zona agricola a zona F4. Una variante al Piano regolatore, insomma, con destinazione “Servizi e attrezzature privati di interesse generale dove è possibile esercitare attività di ricettività e di ristorazione”. Per completare la sanatoria, comunque, i proprietari dovranno anche versare un’oblazione, una somma quantificata tra gli 80 e i 100mila euro.
Mentre De Dominicis (M5S) domanda inascoltato se il consiglio ha il potere di bloccare la pratica, gli altri già cominciano a discutere su come spendere quei soldi. A Giulio Marini (Forza Italia), che ha pronto un emendamento per destinare i soldi alla risistemazione della strada e, se avanza il resto, a migliorare le vergognose condizioni della vicina necropoli di Castel d’Asso, risponde prima Paolo Simoni (Oltre le mura): “Il Comune non può intervenire su strada Procoio, che è una strada consortile. Semmai può migliorare strada Montarone, di competenza comunale”. Ma peggio ancora è la risposta del dirigente Capoccioni e dell’assessore Saraconi: “Per legge queste oblazioni debbono essere utilizzate soltanto nella lotta all’abusivismo. Abbiamo chiesto un parere alla Regione se possano essere utilizzati per altre cose, ma stiamo ancora aspettando risposta”. Marini dunque ritira l’emendamento, ma voterà comunque sì.
Santucci (FondAzione): “Quella strada è pericolosa. Ci sono già due grandi aziende agricole, la necropoli, aggiungerci una struttura turistica, pure ex abusiva, necessita correttivi alla viabilità. Se viene a cadere la possibilità di metterla a posto, il mio voto sarà contrario”. Tofani: “La strada deve essere messa in sicurezza, ma non possiamo farlo passare come un favore a chi ha commesso l’abuso”. Dopo la sanatoria, infatti, sarebbe un secondo aiutino ad un privato.
Si sviluppa dunque un’interessantissima discussione su quanto ci sia bisogno di garantire ai turisti di raggiungere la necropoli di Castel d’Asso percorrendo una strada decente. Esigenza sacrosanta, certo, ma nessuno fa notare che il Comune può intervenire soltanto su strada Montarone, che quando termina (con la biforcazione strada Camorelle e appunto strada Procoio) dista ancora un chilometro, forse due, dal sito archeologico. Come ci arriveranno, fin laggiù, i milioni di turisti? Volando? Mistero che neanche il miglior Tom-Tom saprà risolvere.
Il sindaco arriva ad impegnarsi ad utilizzare subito la prima rata dell’oblazione per i lavori. E’ un impegno sulla parola, certo, ma sembra convincere quasi tutti, trasversalmente. Si vota, mentre qualcuno giura di aver visto personaggi interessati all’esito della consultazione aggirarsi dalle parti della sala Regia. Finisce 23-5, senza storia, come una partita di Coppa dell’Oceania. Così l’abuso è sanato, ora aspettiamo la strada o almeno il primo pezzo di essa. Olè.