15112024Headline:

Caro-pipì: Tuscia film fest a prova di vescica

Dialoghi nostrani, registrati in famiglia, su fatti e misfatti del capoluogo e dintorni

avventure disegnoDopo l’ennesima giornata caratterizzata dalla canicola, con la temperatura che aveva sfiorato i 40 gradi, Antonio e Barbara s’erano posizionati in giardino per godersi quel po’ di fresco rigeneratore della sera, tanto agognato durante le ore precedenti.

“Antò, me sto a ripijà adesso, che oggi ‘l callo m’ha proprio ammazzato” disse Barbara con un filo di voce.

“Puro io mo’ sto bene, ma quanto ho sofferto…!” rispose il marito.

“Ormai – riprese la moglie – stamo a diventà ‘n paese tropicale. Guarda li fiori: c’hanno sete puro loro. Eppuro l’innaffio du’ vorte ar giorno…”.

“A Ba’, io nun vedo l’ora che viè dicembre. Armeno dar freddo te poi difenne. Te metti er cappotto quanno vai fori, accenni li termosifoni dentro casa e hai svortato. Contro ‘r callo ‘nvece, nun ciadè medicina. Tocca soffrì e basta”.

 “M’ha detto er dottore – continuò Barbara – che devo da bere tanto. E che devo magnà la frutta. Mo’ vo a pijà er cocomero che sta in frigorifero e se ne famo ‘na bella fetta per uno. Così se rinfrescamo ‘n’antro po’. Che dici?”.

“Dico che va bbene” rispose il marito. “Perché l’arsura nun me passa. Anzi, io me ne magnerei uno intero pe’ provà a sta’ ‘n po’ mejo”.

Barbara si alzò dalla sdraio e fece per andare in cucina. Ma prima di entrare obiettò: “Antò, se voi io te lo porto tutto. Ma poi stanotte nun dormi, perché t’hai da arzà armeno tre o quattro vorte pe’ annà ar bagno…”.

“E che me frega?” rispose d’acchitto il marito. “Tanto mica pago! Pe’ fortuna a casa nostra c’è ‘r bagno libbero.”.

“Antò, ma che sta a dì?” chiese a questo punto Barbara, che non aveva afferrato il nesso di quella battuta.

“Vojo dì che, pe’ fortuna, a casa nostra la pipì nun se paga. Adè gratis. E la poi fa quanno te pare. Nun è come ar Tuscia film feste, dove è scattato er caro-minzione. E così li cessi so’ rimasti chiusi”.

“Questa – replicò Barbara, sorpresa da quella novità – proprio nu’ la volevo sapè. Dimme, dimme mejio, che so’ proprio curiosa de capì c’adè successo…”.

“Allora – disse Antonio, alzandosi anche lui dalla sdraio – adè successo che l’organizzatori der Tuscia film feste avevano chiesto ar Comune de potè utilizzà li cessi pubblici de piazza San Lorenzo, quelli che stanno sotto le scale der palazzo dei Papi…”.

“Embè? Er Comune mica j’avrà detto de no…”.

“No, no. J’ha detto de sì. Ma j’ha detto puro che se dovevano rivolge a Viterbo Ambiente, la società che se occupa de la monnezza, e che c’ha puro li cessi pubblici in gestione”.

“Vabbé – obiettò Barbara – fino a qui me sembra tutto normale. E perché quelli der Tuscia film feste nun l’hanno fatto?”.

“No Ba’, l’hanno fatto. Eccome si l’hanno fatto”” replicò Antonio. “Hanno scritto ‘na bella lettera pe’ chiede de potè lascià aperti li cessi fino alle 23,30. Così, se quarche spettatore c’avesse avuto ‘na quarche urgenza fisiologica, se poteva libberà tranquillamente, senza sta’ a fa’ tante storie…”.

“E quelli de Viterbo ambiente che j’hanno risposto?” chiese ancora Barbara.

“J’hanno mannato ‘n’antra lettera – rispose Antonio – pe’ dì che se poteva fa. Ma che allungà er servizio da le 19,30 a le 23,30 pe’ tutta la durata der festival sarebbe costato mille euri”.

“Ma davero…?!” si lasciò sfuggire Barbara, con voce sbigottita.

“Eh, davero, davero” replicò ancora Antonio. “Penza: er festival durava nove giorni e li cessi dovevano restà aperti ogni giorno quattr’ore in più. Facenno ‘n po’ de conti de la serva, a quelli der Tuscia film feste fa orinà la ggente sarebbe costato 110 euri al giorno…”.

“Embè, me sembra ’no sproposito. E allora?” chiese Barbara.

“E allora – fu la risposta del marito – l’organizzatori c’hanno dovuto rinuncià. E così li cessi so’ rimasti chiusi. E quelli che je scappava se la so’ dovuta tené!”.

“Bella robba! Robba da città da terzo monno, arto che da città d’arte e de cultura” fu il commento di Barbara. “Senti ‘n po’: ma in Comune nessuno s’è sentito in dovere de intervenì?”.

“Se vede de no. Perché, nonostante la cosa sia finita su quarche giornale, nessuno s’è fatto vivo. Però ieri ho parlato co’ uno de l’organizzatori e m’ha detto che tutto sommato è annata bbene. Durante le proiezzioni nun j’è scappata a nessuno. E così adè filato tutto liscio” rispose Antonio.

“Se vede che quelli coi problemi de prostata so’ rimasti a casa” fu il commento di Barbara.

“Sarà così. Però tu va a pijà ‘sto cocomero che me vojo levà l’arsura. Tanto, a casa nostra, pe’ fortuna er cesso adè aggratise”.

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