Ore 20 e un po’, il giro inaugurale spetta a lui. A Filippo Rossi, il primo a volteggiare sul calcinclulo di piazza Fontana Grande, il calcinculo di Caffeina. La giostra simbolo di questa edizione comincia a girare ieri, dopo sei giorni di risibili boicottaggi mediatici, di gufate (“Non aprirà mai”, scriveva un quotidiano), di goffi tentativi politici per impedirne l’apertura. Niente di fatto, ragazzi, provate al prossimo giro (di giostra): le autorizzazioni ci sono tutte, persino il moloch della burocrazia si è arreso, e si può partire. E alla fine, anche se fosse rimasto fermo, il messaggio, la provocazione, non sarebbere certo andati a vuoto.
Sarà un caso – solo un caso – che il Filippo indossi la maglietta a tema (“Calcinculo ai tromboni”, c’è scritto) per replicare alle masturbazioni dei grilli. Ce l’avrà con quel consigliere comunale che ha chiesto persino un’analisi idro-fotto-geologica sulla pavimentazione della piazza per rimandare l’accensione del giocherello? Certo, qualcuno in città avrebbe preferito che Fontana Grande rimanesse allo status quo, tante macchine parcheggiate e zero regole. Eppure, superato questo blando quanto pretestuoso ostacolo, ieri all’ora dell’aperitivo (anzi, degli aperitivi) la macchina è partita. E ha riconsegnato alla vita questo luogo dimenticato non solo da Dio, ma anche dalle ultime amministrazioni comunali, di qualsiasi colore fossero.
Filippo fa il primo giro, goffo come un tricheco birmano: non riesce neanche a conquistare il drappo che vale un premio. Poi tocca agli altri, alla notevole Annalisa Canfora, che viene benissimo anche su quel seggiolino, al letterato Giorgio Nisini, lo scrittore che è direttore della parte letteraria di Caffeina e coraggiosissimo fedele del motto “philosophi autem in suis lectulis plerumque moriuntur”.
Via via salgono tutti gli altri, soprattutto pupi in calore, e si innalzano nel cielo del tramonto viterbese, in ispregio del pericolo. A guardare il tutto, ecco il maestro Carlo Freccero (già direttore di un sacco di canali, Rai e Mediaset) e quel Pierluigi Pardo che ha fatto del giornalismo sportivo un’attività più gratificante del pornosoft. Pardo è così famoso che viene fermato ad ogni istante da personaggi particolari: gli chiedono un selfie, un bacio accademico, dove giocherà l’anno prossimo Ibra, o anche cose del tipo “ma farai ancora il commento del videogioco Fifa 2016?”. Spettacolo puro.
E mentre Rossi gira e rigira, viene da pensare che il calcinculo è la cosa più bella che ci sia in questa Caffeina e in questa città. Pour épater les bourgeois, certo, ma anche per dare una botta di vita. Del resto, siamo tutti figli del calcinculo.