È un pezzo di storia, che se ne va. Uno di quelli che non sarà però necessario ricordare, se non con vergogna. E, in fin dei conti, liberarsene è stato solamente un bene.
Lo scenario è quello incredibile e suggestivo del lago di Vico. Un bacino vulcanico noto ai più per la bellezza mozzafiato degli anfratti, dei dislivelli che nascondono le acque, del verde intenso che si mescola col blu. Durante la seconda guerra mondiale si decise di costruire proprio lì una “chemical city”. Un’area militare, che tra l’altro è rimasta in vita fino agli anni ’70, destinata a creare e ospitare materiali nucleari, batteriologici e chimici. Cnbc, la sigla. Una fabbrica pericolosissima, si diceva. Distante due passi dal bacino idrico (follie). All’interno della quale si maneggiavano e si custodivano i tossici arsenico, fosgene e iprite. Riassunti e amalgamati sotto l’appellativo di “ordigni non convenzionali”. miscele mortali non soltanto in guerra.
Nel corso del tempo in diversi si sono lamentati del casermone. Non più utilizzato, chiaramente. Ma comunque presente. E magari inquinante. O, nella migliore delle, “solamente” pericoloso. Tra l’altro all’interno di una riserva naturale.
Agli inizi del 2013 è partita così la prima opera di bonifica. Dopo le segnalazioni e i sopralluoghi da parte anche di una larga fetta di politica. Seguita da un’interruzione, dopo il primo atto. Poi di nuovo squadre all’opera (febbraio 2015). E negli ultimi giorni ecco alcune strane esplosioni. Che hanno preoccupato (eufemismo) le popolazioni circostanti. “Potrebbero essere volute e controllate – dice Raimondo Chiricozzi, per Aics, scrivendo al sindaco di Ronciglione e al prefetto di Viterbo – oppure provocate fortunosamente. In ogni caso, forse è bene andare a controllare. Nella precedente parziale bonifica c’era stato un grande allentamento, stavolta no. Come mai?”.
Detto fatto. Alle perplessità dei cittadini segue la nota della Prefettura. Che pone la parola fine sulla triste vicenda. L’area è bonificata, si legge sulla nota. I residuati bellici restanti verranno presi in carica dal Centro tecnico logistico interforze di Civitavecchia. Piccole cariche (quelle di cui sopra) sono già state fatte brillare in loco. “Un’azione concreta – chiude Chiricozzi – per la quale vogliamo ringraziare su tutti il Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche, che ha coinvolto trasversalmente il mondo della politica. Ora il Centro può essere restituito ai cittadini. Siamo molto soddisfatti per il risultato ottenuto”.