Da un lato la Talete, società che gestisce il servizio idrico integrato nella Tuscia (o almeno in parte di essa), alle prese con la (difficile) quadratura del bilancio, dall’altra la Regione Lazio che fa orecchie da mercante, secondo quanto annuncia Silvia Blasi, consigliera del Movimento 5 Stelle del Lazio.
Si comincia da Talete, dove il consiglio di amministrazione cominciato giovedì non si è affatto esaurito, anzi continuerà per qualche giorno ancora. Domanda conseguenziale: perché tempi così allungati?Risposta derivante dalla logica e non dalle dichiarazioni dei diretti interessati (il presidente Stefano Bonori e i consiglieri Marco Fedele e Cinzia Marzoli, peraltro appena nominata): con i risultati della due diligence sul tavolo, la situazione si è un tantino ingarbugliata (eufemismo) e dunque merita approfondimenti e verifiche che vanno al di là delle costatazione. Non si tratta, insomma, solo di verificare le varie poste di bilancio e di agire di conseguenza: si tratta di approfondire un discorso che l’analisi dei conti ha evidentemente appesantito ancor più di quanto si potesse immaginare. Adesso si ha certezza documentata da una società esterna sull’esatto ammontare della massa debitoria e questo non può non avere influenza sul bilancio stesso e sulle politiche future dell’azienda.
Sistemato (si fa per dire) questo aspetto, resta da analizzarne un altro non meno significativo poiché tocca direttamente la Regione Lazio. Ebbene, la consigliera pentastellata Silvia Blasi fa sapere che l’altro giorno c’è stata un’audizione con l’assessore Fabio Refrigeri durante la quale “abbiamo assistito – scrive – all’ennesimo tentativo della Giunta di non rispettare la legge regionale di iniziativa popolare sulla Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”. Si tratta di una legge approvata all’unanimità l’anno scorso dall’assemblea regionale in cui si divide il territorio del Lazio in tanti ambiti, molto più piccoli rispetto a quelli attuali, affidando la gestione del servizio idrico ai comuni che ne fanno parte. Da questa audizione non è scaturito nulla di davvero significativo. A meno che, come si suol dire, a pensar male… Continua infatti la Blasi: “E’ evidente che questo continuo perdere tempo serve solo ad arrivare a ridosso della data non più prorogabile del 30 settembre 2015, giorno entro il quale gli enti di governo d’ambito sono tenuti ad affidare il servizio al gestore unico”.
Ecco allora il punto nodale della questione: siamo a metà giugno e con il generale agosto di mezzo, arrivare a settembre è un soffio. E alla data del 30 bisognerà mettere nero su bianco le intenzioni della Giunta Zingaretti. che non riguardano evidentemente soltanto Talete ma l’intero Lazio. Con l’ipotesi, più volte ventilata nei mesi scorsi che il tutto il cucuzzaro (comprensivo dei debiti, ovviamente) finisca nella mani di un gestore privato. Che è faccenda da non escludere pregiudizialmente a patto che ci sia un controllo rigoroso da parte del pubblico. Come accade a Roma dove il comune è proprietario del 51% delle quote e il resto è diviso tra Acea e una multinazionale francese: l’ultimo bilancio si è chiuso con un attivo di circa 60 milioni di euro, oltre la metà dei quali è finito nelle casse del Campidoglio.
“Non tollero – conclude l’esponente del Movimento 5 Stelle – che ci si prenda gioco di un processo democratico partecipativo che ha coinvolto sindaci, comitati e cittadini e che i partiti vogliano stravolgere gli esiti di consultazioni popolari sancite dalla nostra carta costituzionale. La Giunta PD deve decidere tra acqua pubblica o Acea, ma i fatti dimostrano che hanno, purtroppo, già scelto. Noi continueremo a fare il possibile per obbligarli a rispettare la volontà popolare”.