16112024Headline:

Vittori: dalla Macchina all’acqua in Etiopia

La prima Warka tower dell'archietto di Bomarzo, nella speranza che ne seguano altre

Le gocce di acqua sul nylon raccolte di notte

Le gocce di acqua sul nylon raccolte di notte

L’accrocco è inquietantemente simile a quello piantato al centro di Expo, a Milano. Denominato “L’albero della vita”. Solo che, uno: costa meno (molto ma molto meno). Due, questo è bellino. Tre, dato senza dubbio più importante, è utile. E di brutto.
Il sogno di Arturo Vettori si trasforma in realtà. I suoi lunghi studi che partono nel lontano 2012 (ok, detto così pare poco, ma la velocità di certi comparti è mostruosa) finalmente hanno dato frutti.
L’architetto viterbese, quello di “Fiore del cielo”, per intenderci, ha finalmente installato un Warka water. E che cos’è?, si chiederanno i più. Semplice. Un apparato che raccoglie acqua dall’aria. E quindi una rivoluzione assoluta per tutti quei popoli che l’acqua la vedono come un miraggio.
Spiegazioni tecniche. In sostanza si tratta di una torre di legno alta appena una decina di metri. Piccola riflessione a riguardo: il legno varia (o varierà) a seconda dell’ubicazione. Perché l’intento è di “fare in modo che ciascuno si costruisca il suo, senza speculazioni”.
Procediamo. All’interno ci sta una rete in nylon, per un peso complessivo inferiore ai sessanta chili. Qui si fermano le gocce di rugiada che si creano grazie alla differenza di temperatura tra il giorno e la notte. Risultato: ogni mattina si possono avere circa novantacinque litri di acqua. E, se non bastasse, potabile.

Arturo Vittori, inventore delle Warka water

Arturo Vittori, inventore delle Warka water

Per facilitare ancor più la raccolta, in fondo ci sta un rubinetto. Come quelli di casa. Ossia, di chi a casa se lo può permettere.
L’idea è piaciuta da subito, logico. E dopo la fase sperimentale che si è tenuta a casa di Vittori, qui a Bomarzo, ecco il primo impianto. Tramite una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi su internet (tu chiamala, se vuoi, crowdfunding), oggi come oggi gli abitanti di Dorze, in Etiopia, possono bere. Il prototipo è nato, e funziona.
“Non sempre si ha la possibilità di perforare pozzi per cercare falde nel sottosuolo – spiega proprio Vittori, sulle principali testate nazionali – ecco perché si è pensato ad un qualcosa di semplice. Per montare un Warka water bastano sei persone e quattro giorni di lavoro. Non occorrono inoltre strumenti all’avanguardia né energia elettrica. Inoltre, la spesa complessiva non supera le mille euro. Sfruttando i materiali del posti il prezzo poi si abbassa ulteriormente, e col passaparola si può arrivare ad una squadra di operai in grado di costruire facilmente altre torri, e altre ancora”.

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