Perde la Viterbese e maledice i rigori. La qualificazione alla semifinale dei play off sfuma per undici metri. A festeggiare è il Taranto che balla sotto la pioggia con i suoi tifosi. Dal punto di vista tattico la partita è stata scontata. Gregori e Cazzarò sono andati sul sicuro. Inutile sperimentare a questo punto della stagione quando contano tantissimo la testa e il fisico, oltre che le qualità tattiche.
Il tecnico gialloblu (squalificato e sostituito in tribuna dal fedelissimo secondo Enzo Orlandi) ha optato per il collaudato 4-3-3: l’unica variazione, l’utilizzo di Pero Nullo che è stata la spina nel fianco nella difesa rossoblu. Quando attaccava il folletto riusciva a tener basso l’estreno tarantino Cicerelli che – di rado – ha tentato la sortita offensiva. Il gioco gialloblu si è spesso imperniato sulle geometrie di Giannone che con la solita bravura riusciva a trovare proprio Pero Nullo. Una giocata facile ma che ha tenuto in ansia il Taranto. Il gol del vantaggio di Giannone è arrivato dalla cosiddetta ‘seconda palla’: sull’ennesimo cross di Pero Nullo, la difesa rossoblu respinge corto e il centrocampista gialloblu è bravo ad arrivare per primo sulla palla, coordinarsi e scoccare un garn tiro che si infila all’angolino. La pecca è stata quella di non affondare il colpo soprattutto nella ripresa quando i rossoblu hanno inevitabilmente lasciato spazi alla ricerca del pareggio.
Dall’altra parte Cazzarò ha modellato il Taranto secondo i dettami del 3-4-3: anche per il giovane tecnico ionico pochissimi spunti tattici. La sua squadra ha ormai imparato a memoria lo spartito e viaggia a vele spiegate dopo la grande rimonta in campionato e le partite esaltanti durante questi play off. Il gioco rossoblu è fatto di fraseggi e per poi verticalizzare: Ciarcà e Vaccaro hanno mosso le pedine, Mignogna ha provato a creare superiorità numerica sulla destra (partiva sulla fascia a piede invertito) ma ci è riuscito di rado. E allora è diventata costante la ricerca di Genchi che da punta centrale, spesso si allargava a destra o a sinistra per puntare l’uomo e favorire gli inserimenti dei centrocampisti. Nella ripresa la necessità di agguantare il pareggio ha spinto Cazzarò ha inserire la quarta punta (Giglio) e optare per un ardito 4-2-4 con i soli Colantoni (entrato al posto di Prosperi) e Ciarcià a fare legna. La rete del pareggio di Pambianchi ha certificato la scelta offensiva del tecnico rossoblu. Poi la lotteria dei rigori tirati sotto la Nord. Il Taranto è più preciso, nella Viterbese sbagliano Dalmazzi e Neglia per la disperazione del numeroso e caloroso popolo del Rocchi.