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“Viterbese, il Comune non si tira indietro”

L'incontro allo stadio dimostra che la città è unita e compatta

L'arrivo di Michelini e Insogna allo stadio

L’arrivo di Michelini e Insogna allo stadio

Dice: ma ci siamo visti tutte le sante domeniche di campionato, sempre in casa, spesso pure in trasferta, perché cavolo dobbiamo ritrovarci anche oggi, in un mercoledì d’estate, col campionato finito? La risposta è perché sì, perché questi colori meritano un futuro, e si cercano certezze. Disperatamente. E quando il sindaco Michelini dice “Telefonerò a Camilli”, uno pensa che è valsa la pena saltare l’aperitivo per stare qui a ragionare di calcio, anzi di Viterbese.

La tribuna centrale affollata

La tribuna centrale affollata

Stadio Enrico Rocchi, tribuna centrale. Tutto sporco intorno (nessuno ha ripulito dopo la sconfitta col Taranto di dieci giorni fa, tra le bottigliette vuote spicca anche un piccione morto), tanto calore intorno, e non era mai successo da queste parti. Alla fine saranno un centinaio i tifosi, organizzati e non, attorno al primo cittadino. Che arriva da solo, sciolto, e viene affiancato dal delegato allo Sport Sergio Insogna. Presenti anche un altro paio di consiglieri comunali, Christian Scorsi per la maggioranza, e Gianluca Grancini per l’opposizione. Ma è la gente gialloblu la protagonista: giovani e vecchi, tatuati e non, scappati dal lavoro senza neanche cambiarsi. Qualcuno è scosso per le ultime voci scese da Grosseto: “Occhio, Camilli vi sta vendendo ad una cordata romana”. Magari con qualche imprenditore viterbese di sponda. Un’altra chiacchiera che circola, in questi giorni da manicomio.

foto 4E naturalmente c’è la Paola, colei che ha organizzato tutto, e lo ha organizzato bene. Parla per prima, indicando la cifra di questo incontro: cordiale, schietto, preoccupato. “Dobbiamo capire se lei ha intenzione di ricucire questo rapporto con i Camilli, sindaco”, domanda. E il riferimento è a tutte quegli screzi (eufemismo) che si sono via acuiti, mese dopo mese, fino a spingere il Comandante ad annunciare l’addio. Michelini la prende larga: “La Viterbese è motivo d’orgoglio per la città, ne veicola l’immagine non soltanto dal punto di vista sportivo”, e cose così. Poi affonda: “Camilli lo conosco da anni, ha questo carattere. Il nostro rapporto si fonda su una stretta di mano, basta quella”.

Ma cosa ha intenzione di fare, il signor sindaco, per tentare di far cambiare idea al Comandante? Di concreto, s’intende. Michelini – che ha avuto tutto il tempo per fare i compiti a casa e prepararsi bene all’incontro – risponde chiaro: “Se il problema è lo stadio, non è un problema. Perché i soldi per i lavori li abbiamo, duecento, duecentocinquantamila euro servono per l’adeguamento in caso di ripescaggio in Lega Pro. Sono soldi per investimenti, dunque ci sono. E i lavori li faremo in ogni caso, e li faremo bene, perché quel buco nel muro attappato all’ingresso è uno schifo”.

Ma il resto? I soldi che Camilli ha anticipato e ora rivendica? Il progetto del campo in sintetico? “Quei 5mila euro che mancano mi impegno personalmente, con una lettera, a inserirli nella convenzione dello stadio – dice Michelinhi – Il campo in sintetico? L’idea c’è, e la condivido con Piero: meglio farne uno per gli allenamenti, e lasciare il Rocchi in erba”.

Però non basta, non può bastare. Qui c’è gente che sta male. Il domani della Viterbese non è sereno, ma variabile, e molto. Qui il problema non è il ripescaggio, ma la solidità. Dice Alessio, uno dei duri e puri: “Non possiamo mica andare al mare incazzati perché l’anno prossimo faremo la Terza categoria”. Michelini: “Chiamerò Camilli e gli ripeterò per filo e per segno quello che ci siamo detti. Non la chiamo adesso perché non sono il tipo che ama queste cose, ma lo farò. La disponibilità del Comune è ampia e indiscutibile, saremo a fianco della Viterbese così come mi auguro lo siano anche le maggiori realtà economiche della città (ma non è un problema di soldi, questo, ndr). Ho contatti frequenti con l’avvocato Ranucci, l’ho sentito anche ieri, e personalmente non mi è mai stata manifestata l’intenzione di lasciare Viterbo. Poi, certo, lo sappiamo, Piero è uno che decide all’ultimo momento, cambia idea, ma sappia che come amministrazione comunale siamo pronti a fare tutti i passi disponibili per continuare a credere nel progetto”.

E ora non resta che far arrivare il messaggio a Grotte di Castro, forte e chiaro, e incrociare le dita. Ma una certezza da questo tardo pomeriggio di metà giugno è già arrivata: i viterbesi ci sono, e non mollano facilmente.

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