15112024Headline:

Trasversale, presto che è tardi

Zingaretti la vuole completare: sarebbe pure ora, no?

La Superstrada per ora si ferma in località Cinelli

La Superstrada per ora si ferma in località Cinelli

Dice: completiamo la Trasversale. E voto 5.5. Perché tra il dire e il mare (Tirreno) c’è di mezzo il fare. Venerdì s’è scomodato persino il ministro Delrio, quello padre di una dozzina di figli, per assistere il governatore Zingaretti (che non è Schwarzenegger) nel Clamoroso Annuncio: “Mercoledì apriranno i cantieri del tratto Cinelli – Monte Romano, ma l’obiettivo è arrivare a Civitavecchia e ce la faremo”. Cacchio, voto 8.

Detto che Monte Romano si scrive così, staccato (questo a beneficio dei cronisti non autoctoni, voto 2) l’argomento è scivoloso. Perché l’importanza dell’opera non si discute, quello che non convince è la sua effettiva realizzazione. Già il professor Vismara (voto 10: ci manca) ne rivendicava l’esigenza cinquant’anni fa. Presidenti e politici hanno giurato e spergiurato di farla, completarla, inaugurarla. Ma dietro i tagli del nastro s’è visto poco o niente, tant’è che ancora mancano una ventina di chilometri. Prima s’è unita Viterbo ad Orte, cosa utilissima per accompagnare gli amici alla stazione (voto 3, che palle). Poi, da quest’altra parte si è arrivati a Vetralla, giusto per andarsi a fare una pizza allo Sfizio (voto 9). E poi a Cinelli, località fino ad allora famosa per i laghetti di pesca sportiva (voto 6). Entro tre anni, dice il contratto, raggiungeremo Monte Romano est, ma cambierà davvero poco, visto che il paese famoso per le bistecche (voto 8) bisognerà ancora attraversarlo per intero, antico arco e autovelox (voto 1) compresi.

Zingaretti, Delrio e Armani alla presentazione della realizzazione del tratto Cinelli - Monte Romano est

Zingaretti, Delrio e Armani alla presentazione della realizzazione del tratto Cinelli – Monte Romano est

Al di là degli annunci zingarettiani, che vanno presi con tutti i sospetti del caso, resta il solito problema. Solo in Italia si impiegano quarant’anni per fare una strada. Solo qui, a queste latitudini, la ragion di stato (e di popolo) soccombe davanti a mille, piccolissimi, problemi. Alle necropoli etrusche da tutelare (quando ve pare, voto 4), ai vincoli idrogeologici, ai pareri paesaggistici, alle proprietà private (sì, private di buonsenso), ai carissimi ecologisti alle vongole. Col risultato che Viterbo, la Tuscia, così restano castrate delle loro potenzialità.

Laddove le potenzialità stanno tutte nel suo ruolo “di mezzo”. Terra di collegamento (ma non di passaggio, che è un concetto diverso) tra il porto di Civitavecchia e le sue infinite opportunità (traffico di passeggeri, di merci, di idee), il mare, e di qua, ad oriente, con Terni e la sua alta tecnologia, Orte che è la porta di Roma e dell’Umbria, la Toscana.

Domanda: come ci inseriremmo, noi viterbesi, in questo sistema di territori, di comunità e di economie? Con quello che abbiamo, con quello che sappiamo. Le ricchezze storiche e culturali, certo, ma anche le eccellenze in campo agroalimentare, le terme. E ancora: l’università, che è il polo d’attrazione più forte e che può crescere ancora. Insomma, collegarsi vorrebbe dire aprirsi in modo definitivo, conquistare rilevanza a livello nazionale prima e internazionale poi. Un processo di crescita inarrestabile. Ecco perché bisogna completare la Trasversale il prima possibile. Presto, che è tardi, e se è per questo era tardi già vent’anni fa. Voto 7, d’incoraggiamento.

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