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Toto-Camilli: prima Grosseto poi Viterbese

Oggi si saprà se il Comandante iscriverà i maremmani alla Lega Pro

Un'amichevole tra Viterbese e Grosseto, derby in casa Camilli

Un’amichevole tra Viterbese e Grosseto, derby in casa Camilli

Se la frase più bella del mondo è “si allega assegno”, quella più brutta è “versamento a fondo perduto”. La locuzione è stata utilizzata dal consiglio federale che, venerdì scorso, ha votato una tassa (gabella, mancetta, donazione: chiamatela come vi pare) di 500mila euro che le società che ambiscono al ripescaggio in Lega Pro dovranno versare. A fondo perduto, appunto.

La richiesta è motivata dal fatto che tanti, troppi club arrivano nella ex serie C e poi non hanno i soldi per mantenere la categoria. Così, al di là delle società aventi diritto perché promosse sul campo, tutte quelle che vorranno salire in terza serie mediante i ripescaggi debbono “soltanto” dimostrare di essere economicamente in grado di starci. E visto che quest’anno si prevede la solita moria di squadre (c’è chi dice una dozzina costrette a rinunciare all’iscrizione), ecco la soluzione orchestrata dal massimo organismo del calcio italiano. Mossa propedeutica, tra l’altro, al blocco totale dei ripescaggi, che dovrebbe entrare in vigore dal 2016 ma che non può essere dato per scontato, visto che già in passato era stato annunciato più volte.

Tutto ciò per dire che la Viterbese può anche rassegnarsi tranquillamente a disputare un altro anno in serie D. Difficile, se non impossibile, che il club di via della Palazzina versi quell’obolo assurdo, tanto più che la proprietà, la famiglia Camilli, non è affatto convinta delle potenzialità della piazza. Paradosso dei paradossi: il Rieti in due anni ha scavalcato i gialloblu – rivali che l’avevano battuto l’anno scorso in Eccellenza –, e l’anno prossimo si ritroverà in Lega Pro senza neanche aver vinto un campionato. Prima c’è stato il ripescaggio in D, ora è arrivata la provvidenziale fusione con la Lupa Castelli, che non aveva un campo dove giocare tra i professionisti e ha trovato le porte del “Manlio Scopigno” spalancate. Questo dai regolamenti è consentito…

Polemiche a parte, oggi è un giorno cruciale per capire meglio come si evolveranno le cose sull’asse camilliano che da Grosseto conduce a Viterbo e viceversa, via Grotte di Castro naturalmente. Capire è quello che vorrebbero i tifosi, spaesati (eufemismo) dalle dichiarazioni di Piero Camilli su un suo addio al mondo del calcio. Dichiarazioni confermate anche lo scorso fine settimana, e comprensibili visto che nessuno lo obbliga a continuare a spendere soldi ed energie in questo mondo e in questo modo. Ma è della sopravvivenza della società che interessa ai sostenitori: in questo senso le voci di una possibile gestione affidata a Mario Corinti, il dinamico e serio presidente del settore giovanile, incontrerebbero comunque i favori della piazza. Sarebbe una soluzione di ripiego, certo, specie rispetto ai fasti camilliani, ma sarebbe sempre meglio che sparire. Una mossa tattica, magari in attesa che il Comune dia seguito e metta in pratica gli interventi d’adeguamento al campo e che confermi la sua buona volontà: per questo da via della Palazzina sono arrivati i primi, timidi, abboccamenti di mercato e la disponibilità a giocare il 1 agosto il turno preliminare della Coppa Italia Tim, a cui la Viterbese ha diritto.

Ipotesi, valutazioni, che lasciano il tempo che trovano in attesa di notizie sull’iscrizione del Grosseto (attesa per oggi, in Maremma sono fiduciosi). Da quella si capirà meglio se Camilli è ancora dentro il calcio oppure se voglia rinunciare ad una delle sue creature.

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