“Viterbo spicca, emerge, in mezzo ai padiglioni di 160 Paesi del mondo intero. E’ l’unica città ad avere questo privilegio, ad Expo”. Parole e musica – evidentemente celestiale – del direttore dell’agenzia regionale per turismo Giovanni Bastianelli. Che sarebbe un po’ il ministro al ramo del Lazio. Pesarese, modi educati, proveniente dal settore privato e con collaborazioni proprio al ministero, Bastianelli era in città venerdì scorso per la presentazione del Menù dei papi, il progetto di Caffeina e altri otto soggetti (sei Comuni della Tuscia, l’Archivio di Stato, la Provincia) che ha vinto un bando regionale proprio per Expo. “In effetti vengo a Viterbo un po’ troppo spesso, e va a finire che le altre province si ingelosiscono – scherza Bastianelli – Ma che ci posso fare? La Tuscia mi dà tante soddisfazioni e poche preoccupazioni”.
Ma torniamo ad Expo. “Portare la Macchina a Milano è stata una cosa straordinaria ma adesso dico: ci vuole coraggio per costruire intorno all’evento culmine del 3 settembre tutta una serie di iniziative collaterali che oltre a valorizzare il Trasporto stesso possano creare attenzione per diversi giorni – dice Bastianelli – E magari convincere i turisti a tornare, perché il difficile non è far venire i visitatori la prima volta, ma trovare il modo, gli eventi sempre diversi, il miglioramento dei servizi, l’ospitalità, l’enogastronomia, per farli tornare una seconda, una terza, una quarta volta… Per quanto mi riguarda, quest’anno ho incastrato le mie ferie: finiscono il 2 settembre, perché il 3 voglio essere ancora sotto la Macchina, come l’anno scorso, un’emozione incredibile”.
Per Bastianelli, però, Santa Rosa non è il punto più forte della potenziale offerta attrattiva viterbese. Sembra un paradosso, ma a pensarci bene non lo è: “Le prime volte che sono venuto a Viterbo non mi capacitavo di come nessuno, qui, abbia mai voluto scommettere sul tema religioso, e mi riferisco al primo conclave della storia, che si è tenuto proprio qui. Un argomento così globale, che interessa tutti i cattolici, pensate soltanto all’America Latina, sul quale costruire un’offerta turistica e culturale virtualmente immensa. Ecco, io dico: partire dal conclave per poi raccontare tutto il resto, Santa Rosa compresa. Il Lazio, d’altro canto, è una di quelle poche regioni che fa eccezione, perché non ha un brand unico, ma tanti territori con offerte e prerogative diverse. Al centro c’è Roma, certo, che è unica. Ma la Tuscia, la Sabina, la Ciociaria, la riviera d’Ulisse al sud: tutti luoghi che possono comunicare un messaggio diverso, e attrarre visitatori diversi. La differenza è tutta qui, nel raccontare un territorio”.
Nella Tuscia, tra l’altro, c’è anche Civita di Bagnoregio, un fenomeno. “A Pasqua ha fatto più visitatori del Colosseo, già. E attenzione: Civita non è un autogrill, che ci passi e ti fermi un attimo. Lì ci devi andare, e le strade non è che siano comodissime. Ma è un luogo che emoziona, e che adesso sogna il riconoscimento Unesco, ne abbiamo parlato anche qualche giorno fa col ministro Franceschini e col presidente Zingaretti. Sarebbe davvero un grande orgoglio per tutta la regione”.