In questa vicenda dei rifiuti, vanno chiariti degli aspetti che non sono ancora sufficientemente chiari. O meglio, lo sarebbero pure, ma nell’analisi prevalgono talvolta gli interessi di parte e da ciò scaturisce una visione parziale. Allo stato dell’arte e salvo ulteriori sviluppi dell’indagine, sembra che la vicenda interessi dal punto di vista giudiziario dirigenti del Comune di Viterbo e amministratori delle aziende incaricate del servizio. Il che significa che la parte politica non c’entra. E’ una scusante? No, è un dato di fatto.
La legge attribuisce proprio ai dirigenti e ai funzionari dei vari settori il compito di approntare le gare di appalto, i capitolati, di verificare la correttezza formale e sostanziale delle offerte: tutto l’ambaradan burocratico-amministrativo che circonda ogni tipo di gara ad evidenza pubblica. Al sindaco, agli assessori, ai consiglieri comunali (che possono non avere le sufficienti competenze giuridiche) spetta il compito di dettare le scelte politiche: per esempio, abbiamo in casa un milione di euro (magari…) e vogliamo costruire una scuola piuttosto che una palestra (o viceversa). A questo punto, intervengono gli uffici con tutte le procedure del caso. Che – ma non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirlo – devono essere rispettose della legge e degli interesse dell’amministrazione, e quindi di tutti i cittadini.
Ma alla parte politica spetta anche e soprattutto il controllo di quanto avviene. E’ stato fatto con la dovuta severità e con la necessaria cura? Su questo vertono le discussioni e le giacche tirate, da una parte e dall’altra. Il comune di Viterbo si sente parte lesa e con tutta probabilità si costituirà in giudizio, ma questo non basta a dare una risposta compiuta al precedente quesito. Da due anni a questa parte, l’attuale amministrazione è in carica e in tale periodo c’è stato anche un aumento consistente superiore al milione di euro del costo dell’appalto. Proprio quello che è al centro dell’indagine della magistratura. Con l’aggiunta dell’ipotesi dell’esistenza di un “collettore di tangenti” che aprirebbe nuovi scenari nell’indagine. Perché, a quel punto, si configurerebbero reati diversi (concussione, corruzione) che al momento sono esclusi. Si vedrà.
Che cosa si può ricavare da questa vicenda? Che i controlli non sono mai abbastanza approfonditi da evitare guai come quelli attuali. Che, non appena qualcuno sente appena appena puzza di bruciato, bisogna immediatamente rivolgersi alla magistratura. Che il rischio di impicci è tanto più alto quanto più soldi girano (e nell’affaire rifiuti di euri ne circolavano e ne circolano parecchi). Fatta salva la presunzione di innocenza che vale sempre e comunque per tutti e mettendo in conto anche possibili sviluppi futuri, resta la brutta sensazione che i cittadini siano stati presi in giro. Forse abbiamo tutti pagato per servizi non resi o fatti male. E questo non è affatto bello.
Buona domenica.