Familiari dei pazienti delle Rsa, le Residenze sanitarie assistenziali, sul piede di guerra. E giustamente. Perché per molti di loro la situazione si è fatta insostenibile. Almeno dallo scorso gennaio, da quando cioè è entrata in vigore la riforma del modello Isee studiata dall’allora governo Letta. Che ha complicato non poco la vita già problematica di chi ha un proprio caro ospite in queste strutture.
Le regole e i requisiti per ricevere l’indennità d’accompagno, infatti, sono state modificate e l’assegno di accompagnamento è stato considerato come vero e proprio reddito. Escludendo la maggior parte di chi riceveva dei contributi e costringendo dunque a pagare di tasca propria le rette delle Rsa. Compresi i salatissimi arretrati, da gennaio ad oggi. La modifica è stata impugnata al Tar, il Tribunale amministrativo regionale, che ha riconosciuto le ragioni dei pazienti e delle famiglie ma non ha ordinato la sospensiva. Dunque bisogna continuare a pagare, almeno finché non si esprimerà anche il consiglio di Stato, al quale pende un altro ricorso. Anche le richieste di una proroga alle amministrazioni comunali sono rimaste inascoltate.
Chi non ha i soldi, però, come fa? La retta ammonta a 59 euro al giorno a paziente, al mese fanno 1800 euro, una somma che molti malati e molte famiglie non possono permettersi. A meno di non essere costretti di vendere il proprio patrimonio, per esempio la casa. “Una vera e propria emergenza sociale – dice Maria Laura Calcagnini, presidente dell’Aforsat, l’associazione dei familiari degli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali della Tuscia – che riguarda decine e decine di famiglie soltanto nel capoluogo, centinaia in provincia”. Senza dimenticare che la Regione ha tagliato di recente e in modo significativo i fondi destinati ai Servizi sociali.
Gli appelli dell’Aforsat sono rimasti inascoltati, specialmente dai consiglieri regionali (unica eccezione Daniele Sabatini). Oggi dunque i familiari dell’associazione saranno in consiglio comunale per fare presente – in modo civile ma deciso – le loro ragioni. E per sottoporre l’urgente questione al nuovo assessore alle politiche sociali, Alessandra Troncarelli, che essendo arrivata da pochi giorni non ha certo responsabilità in proposito. Sperando in un intervento rapido, e risolutorio.