Luci e ombre. Così si chiama il primo disco, il primo ufficiale, del duo Traindeville. E non poteva essere altrimenti, considerando la valigia che si tirano dietro. “Shadows and lights”, in inglese. Un’opera leggera ma allo stesso tempo concreta, che ripercorre il lunghissimo cammino di una delle coppie più interessanti e variegate del panorama musicale italiano.
Da un lato Ludovica Valori. Polistrumentista nonché ugola d’oro romana, di nascita, ma adottata a pieni titoli e a cuore aperto dalla cittadina di Bomarzo. Lei, i familiari, ed i fratelli. Soprattutto Giuliano. Al quale è dedicata la fatica intera su pentagramma, dopo la prematura scomparsa nella passata estate.
Dall’altro Paolo Camerini, capitolino senza patria anch’esso. Metà uomo, metà contrabbasso. Entrambi sui palcoscenici da un pezzo, da sempre in sostanza. Tra Nuove Tribù Zulu, Her Pillow, Titubanda e chi più ne ha più ne metta.
Il cd è un tributo al genere umano e a tutti i generi in generale. Un viaggio ancora su rotaia che racchiude in sé un po’ di musica d’autore, una cover dei sempre verdi Joy Division, influenze e ritmi che spaziano dall’est Europa alla punta sud dell’India. Passando per Spagna, Inghilterra, e numerosi altri sobborghi.
Il tandem ha composto, scritto e arrangiato ogni singolo pezzo (dieci in totale, nove gli inediti). Impreziositi da numerosissime comparsate regalate dagli amici di sempre. Ed ecco quindi il bouzouki di Roberto Magnasciutti, Emiliano Maiorani all’ukulele, la voce dall’Oriente di Hong Zhang, Eugenio Vatta con le sue percussioni, Adriano Dragotta al violino, l’inossidabile Roberto Berini al cajòn, il Colle Oppio roman crows choir.
Non mancano poi citazioni, aneddoti, trascorsi, sangue amaro e gioie quotidiane. Il prodotto insomma è maturo, suonato come si deve e corredato di un libretto da metter lì, nello scaffale delle cose preziose.
“Un giorno troverò le parole giuste – avrebbe detto Kerouac – E saranno semplici”. I Traindeville le hanno trovate. Prestate orecchio, se vi capita un loro live. Che certe sinfonie possono solo che far bene.
“L’attimi corono, la noia è ‘na lumaca, la jella è sempre all’erta, la verità è ‘mbriaca, li sogni nun se conteno, so’ mille e centinaia, ma er core umano è debbole, e come se move sbaja”.