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Andiamo a mietere il grano. A mano

Alla kermesse anche il neo sindaco Elena Tolomei e la locale Università agraria

Mietitori al lavoro a Blera: c'è anche il direttore di Coldiretti Ermanno Mazzetti

Mietitori al lavoro a Blera: c’è anche il direttore di Coldiretti Ermanno Mazzetti

E’ faticoso? Certo che lo è. Ma è anche straordinariamente romantico: una tradizione antichissima, millenaria, che si rinnova anche ai giorni nostri attraverso l’iniziativa di Coldiretti Viterbo che a Blera, domenica scorsa, ha rievocato con un apposito incontro la mietitura a mano del grano. Raccogliendo gli steli con una mano e recidendoli con lo strumento principe dell’operazione: il classico falcetto. La mietitura, secondo la definizione corrente, è semplicemente il processo di taglio e raccolta nei campi dei cereali maturi. Altro che trebbiatrici (le macchine utilizzate per sgranare i cereali e separarli dalla paglia); altro che mietitrebbia (che è grado contestualmente di mietere e di trebbiare: la conoscevano anche i Romani, come confermato da documenti storici, tra cui Plinio il Vecchio, e la cui prima edizione meccanica a vapore risale addirittura al 1812): qui si fa tutto a mano, con il sudore che riga il viso e il sole che batte forte.

A Blera, una squadra di mietitori (compreso il direttore Ermanno Mazzetti) si è data da fare per la gioia di grandi e piccoli che hanno assistito alla messa celebrata dal parroco don Santino Giulianelli e che hanno potuto anche gustare un prelibato banchetto a base di prodotti tipici locali, offerti dalle aziende Coldiretti del territorio. Niente a che fare con i tonanti proclami del duce che, nel 1925, lanciò la famosa “battaglia del grano” per ottenere l’aumento della produzione nazionale del cereale più prezioso: “E’ possibile – chiedeva il cavalier Benito Mussolini, sempre aulico nei suoi interventi – nella vostra giurisdizione aumentare il rendimento agricolo? La risposta è stata unanime; dal monte al piano, dalle regioni impervie alle zone fertili: dovunque è possibile aumentare il rendimento medio per ettaro del grano. Allora, se questo è possibile, questo deve essere fatto”. E non si discute. In effetti, per la cronaca, la produzione aumentò considerevolmente, anche se a scapito di altre di altre colture, specialmente di quelle basilari dell’industria zootecnica e, in genere, dell’armonico sviluppo dell’agricoltura nazionale. Ma questo è un altro discorso.

Che fatica raccogliere il grano a mano

Che fatica raccogliere il grano a mano

Altri tempi, altre circostanze, altre condizioni: al nord lo sfruttamento intensivo dei terreni era già cominciato e dunque i proprietari chiedevano al “grande capo” sostegni per l’acquisto dei fertilizzanti; al sud il problema erano i latifondi e per questo si reclamava una profonda riforma agraria. Oggi invece la mietitura a mano, sia pure in forma dimostrativa, è un’occasione per socializzare e per far conoscere alle generazioni più giovani una tradizione che vale la pena non dimenticare.  “Perché è nostra intenzione – sottolinea Mazzetti –  preservare i territori e le tradizioni agricole della Tuscia: sono davvero soddisfatto”. Anche il neo sindaco di Blera Elena Tolomei ed il presidente dell’Università Agraria Luca Torelli accolgono con piacere e spirito di condivisione la brillante iniziativa di domenica scorsa. Un contributo importante alla manifestazione viene offerto dalla Pro Loco di Blera e dal periodico comunale “La Torretta”.  L’evento, come detto, ha visto la partecipazione di un folto pubblico di grandi e piccini, intenti ad osservare come avveniva la raccolta del grano quando non esistevano le mietitrebbie e si lavorava ancora con le proprie mani. Durante la Messa l’offertorio è avvenuto con prodotti della terra e simboli dell’agricoltura viterbese.

“La mietitura a mano – conclude Mauro Pacifici, presidente di Coldiretti Viterbo –  è una procedura che vanta una lunga storia e che, come tutte le tradizioni agricole vere, va preservata e onorata come è nello stile Coldiretti e come testimonia l’iniziativa di Blera”. Buon grano a tutti, allora, ma da oggi si riprende a mietere e a trebbiare con le macchine. Con buona pace dell’eccelso Van Gogh che alla “moisson” (la mietitura, appunto) dedicò un celebre quadro. Perché sarà pure romantico mietere a mano e con il falcetto, ma è pure tanto faticoso…

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