Due così non nascono molto spesso. Anzi, a dirla tutta, due così probabilmente non nasceranno mai più. E non tanto perché bravi come o meno di altri. Poco importa, stando ai fatti. Quanto invece per l’unicità dei personaggi. Senza tempo, ecco. Pezzi veramente rari.
Il caso, o il destino beffardo, han voluto che ieri se ne siano andati sia Laura Antonelli (a 74 anni) che Remo Remotti (90). “Artisti”, li han definiti con semplicità in molti. Personaggi complessi, verrebbe invece da dire. Almeno rileggendo le storie contorte che la coppia ha avuto.
Partiamo dall’anello di congiunzione: il cinema. Quello che poi, e qui si prende in questione solo la Antonelli, l’ha vista partecipe di alcune pellicole ambientate nella Tuscia. Sono quattro, per la precisione: “‘La Venexiana’, girato in parte a Bolsena – dice Franco Grattarola, critico cinematografico viterbese, autore de La Tuscia nel cinema (Melting pot edizioni) e di Luce Rossa (con Andrea Napoli, Iacobelli editore) – ‘Grandi magazzini’, quello dentro all’ex supermercato Okay. ‘L’avaro’, palazzo Farnese di Caprarola, con Alberto Sordi e Christopher Lee, scomparso tra l’altro lo scorso 7 giugno.
Infine ‘All’onorevole piacciono le donne’, dove si vedono alcuni passaggi di Villa Lante, a Bagnaia. Nessuno dei quali però con la Antonelli”.
Che tipo di cinema era quello? Cioè, come lo si rilegge oggi? “Ottime pellicole – prosegue Grattarola – che facevano grandi incassi e che davano lavoro a tante persone. Ben lontane da certe cose attuali. Forse il nostro miglior periodo, in quanto a professionalità. C’era sostanza, ecco. Seppur in chiave strettamente erotica. È un peccato quindi accendere la tivù e vedere l’attrice ricordata solo per certe cose…”.
Già, la vita della Antonelli ha avuto pochi alti e molti bassi. L’uragano cocaina l’ha tagliata fuori dal grande schermo. Una volta assolta poi (quando finalmente si è fatta distinzione tra spacciatori e consumatori) ecco la rivisitazione di “Malizia”, in chiave “2000”.
“Un pessimo prodotto, dal punto di vista del marketing – spiega ancora lui – anacronistico, volendo. Poiché nel ’91 si era ormai passati all’hard. Fu un flop. Che segnò definitivamente la sua vita in negativo”. E da lì il ritiro a Ladispoli, una lunga causa giudiziaria terminata anch’essa male. E la morte di ieri.
Di Remotti invece, poeta, umorista, pittore, scrittore, scultore, cantante e drammaturgo, il ricordo non è tanto locale (forse passò per uno spettacolo Arci, ma non se ne ha memoria), quanto globale. “Un caratterista assoluto – chiude Grattarola – uno che non se la tirava. Lo potevi trovare a lavorare tanto con Nanny Loy quanto con Nanni Moretti, senza problemi. Sarà quindi un’enorme perdita. Poiché questa figura va a scomparire definitivamente. Ed è un peccato, in quanto la tradizione del miglior cinema italiano ne risentirà”.
Che la terra vi sia lieve, signori.