L’ingegner Raffaele Sollecito (esperto di software) oggi ha 31 anni. La sua odissea cominciò quando ne aveva 23. Otto anni (quattro dei quali trascorsi in un carcere di massima sicurezza, compresi 6 mesi in isolamento e 2 settimane senza poter incontrare nessuno: né parente, né legali) di un calvario che si è concluso un po’ di tempo fa con l’assoluzione definitiva (dopo una condanna, un’assoluzione e un’altra condanna) dall’accusa di aver ucciso nella notte di Halloween del 2007, in concorso con la morosa di allora Amanda Knox, la studentessa inglese Meredith Kercher in una villetta in via della Pergola a Perugia.
“Mi è venuto addosso un treno – spiega nella libreria Etruria durante la presentazione del libro Temi desnuda – e potete immaginare quante ferite e fratture provoca un impatto del genere. E quanto sia difficile rimettersi in piedi…”. E’ lui il testimone del processo che Gennaro Francione (ex giudice di cassazione) e Paolo Franceschetti (ex avvocato) intentano alla giustizia italiana com’è oggi. Lo fanno attraverso il libro che hanno scritto insieme, ma lo ripetono con toni durissimi anche in occasione dell’incontro viterbese. “Basta con i processi indiziari – scandisce Francione – e basta con comportamenti che ledono i diritti dell’uomo e dell’imputato. Qui hanno completamente dimenticato l’insegnamento di Voltaire: meglio 99 colpevoli liberi che un innocente in carcere. Viviamo in un nuovo Medioevo”. “Tutti i processi più importanti che sono stati negli ultimi anni in Italia – gli fa eco Franceschetti – sono stati caratterizzati dall’assenza di un movente credibile e dalla mancanza dell’arma del delitto. Che razza di giustizia è questa?”. Domanda che resta senza risposta, perché magari ci vorrebbe un contraddittorio con esperti della materia. E’ un po’ quello che accade quando una coppia decide di divorziare: ad ascoltare solo il marito o solo la moglie, si deve dare inevitabilmente ragione solo all’uno o solo all’altra.
Come che sia, la situazione non è rosea: tempi lunghissimi, prolungata detenzione preventiva (come nel caso di Sollecito), il 90% dei processi che si esaurisce per prescrizione senza uno straccio di sentenza. Per tutte queste ragioni e per altre ancora, Gennaro Francione (famoso nell’ambito del diritto per alcune sentenze innovative: assolse quattro venditori di cd contraffatti per “stato di necessità” dato da “bisogno alimentare non altrimenti soddisfatto”, e assolse pure il disturbatore televisivo Gabriele Paolini “per aver esercitato il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero col media televisivo”) ha deciso di fondare il Movimento per il neo rinascimento della giustizia. Con una serie di proposte che definire rivoluzionarie è assai riduttivo. Chi vuole può trovarle messe nero su bianco sul libro.
“In carcere – riprende l’ingegner Sollecito in sala con la fidanzata Chiara Menegaldo – mi sono letto e riletto l’intero faldone del mio caso. Ci ho trovato di tutto, comprese cose vomitevoli sul mio conto, ma non ci ho trovato nulla che potesse giustificare le accuse contro di me. Niente di niente. Mi chiedo ancora oggi perché, ad esempio, non è stata approfondita la pista del visitatore esterno che entra in quella casa rompendo il vetro di una finestra: c’era il sasso, poteva essere esaminato per trovarci tracce. Non è stato fatto. Così come non siamo mai venuti in possesso dei dati dell’esame del Dna sul coltello. Ad un certo punto, di fronte ad analoga richiesta dei giudici che pure mi condannarono, risposero che i dati erano stati smarriti”. “Ho provato sulla mia pelle – continua – che cosa significa aver a che fare con la giustizia, che poi alla fine vince almeno nel mio caso. Ma quanta fatica… Senti che c’è qualcosa dietro che sfugge alla comprensione. Io e tutti coloro che mi hanno sostenuto in questa estenuante vicenda, ne siamo usciti disintegrati, anche sul piano economico. Ero vicino alla laurea in ingegneria informatica, avevo in programma di continuare gli studi all’estero e invece… Ora che è tutto finito e che sono un cittadino libero, chiedo a chi combatte per una giustizia giusta, come Gennaro e Paolo, di non mollare, di non arrendersi, di continuare a lottare”. Appello immediatamente raccolto da Francione: “Sarà il web il nostro principale tifoso. Pensate che a Raffaele non hanno chiesto nemmeno scusa per 4 anni e mezzo di ingiusta detenzione…”.