Partiamo da presupposto che non mangio cani, non ne ho ho mai mangiati e solo l’idea di assaggiare un pincher, un San Bernardo o un dolce bastardino mi fa venire la pelle d’oca. Partiamo dal presupposto che se in Italia dovesse aprire un ristorante con menù a base di carne di cane (o gatto) sarei la prima ad andare lì fuori a protestare e a gridare tutta la mia disapprovazione. Partiamo dal presupposto che amo gli animali, molto più di certi uomini e donne (soprattutto di quelli di Maria De Filippi), e che non torcerei loro un pelo. Partendo da questi presupposti, oggi voglio dire la mia sul Festival della carne di cane,una manifestazione che ogni anno si svolge nella metropoli cinese di Yulin per celebrare il solstizio d’estate (21 giugno).
Sebbene non sia illegale mangiare carne di cane in Cina, l’opinione pubblica si è divisa su quanto sia davvero profonda la tradizione e se abbia senso continuarla. Quest’anno, grazie all’hashtag #StopYulin2015, la notizia è rimbalzata in tutto il mondo creando lo sdegno dei più. In primis il gruppo statunitense di protezione animali Duo Duo, la cui petizione su change.org richiedente la cancellazione dell’evento ha ricevuto più di 200.000 firme. Petizione che però non ha dato i suoi frutti, perché proprio domenica, la manifestazione si è svolta regolarmente.
Meno partecipazione in Italia, dove circa 200 manifestanti dell’associazione Animalisti Italiani Onlus si sono presentati davanti all’ambasciata cinese per chiedere un incontro con il rappresentante di Pechino Li Ruiyi, il quale ha candidamente risposto ”Il Festival della carne di cane della città cinese di Yulin è un affare interno che non vi riguarda”.
E come dargli torto. Questa festa sarà pure macabra, ma fa parte della tradizione popolare del Paese ”a mandorla”.
Provate a immaginare un gruppo di indiani che manifesta contro la sagra della chianina, o una folla scalmanata di musulmani che lancia l’hashtag #stoporchetta.
Cioè, voi siete belli e tranquilli ad assaporare il vostro panino, o la vostra bistecca, e si presentano decine e decine di persone furibonde che farfugliano slogan che vi definiscono assassini. Non so voi, ma io sinceramente non la prenderei tanto bene. Sono nata e cresciuta mangiando carne bovina e di maiale, e non vedo perché debba cambiare le mie abitudini perché qualcuno, dall’altra parte del mondo, pensa che sia disgustoso e sbagliato.
Stessa cosa vale per il coniglio o il cavallo, che da sempre sono pietanze comuni nei nostri territori, ma destano orrore agli occhi di altre culture.
L’equino divide gli animi: c’è chi non lo mangerebbe mai e chi lo trova delizioso. Per quanto riguarda il coniglio, invece, negli Stati Uniti o nel Regno Unito nemmeno a parlarne. I popoli anglosassoni non lo cucinerebbero mai, perché per loro è solo un cucciolo da compagnia, tuttavia non disdegnano piatti a base di scoiattolo. Della serie, stasera mangio Cip&Ciop.
E che dire degli insetti fritti? Tipici street food da gustare passeggiando. Loro però sono bruttini – e fanno anche un po’ schifo – quindi nessuna manifestazione è mai stata fatta per salvare loro la pelle.
Tornando al Festival, il governo ha invitato i manifestanti e gli organizzatori dell’evento a calmarsi ricordando loro che i cani possono essere amici degli uomini in tanti modi: come animali domestici e come cibo, e che i cinesi dovrebbero essere liberi di scegliere liberamente come interagire con i quattro zampe.