“Ci sono degli aspetti che mi sfuggono…”. Giulio Marini era sindaco quando venne stipulato il contratto con Viterbo Ambiente, proprio quello che oggi è nel mirino della magistratura con i provvedimenti già presi e con altri che potrebbero arrivare nei prossimi giorni. Lui non intende entrare nel merito delle indagini (“Non conosco gli atti, ho solo avuto modo di leggere i resoconti, come tantissimi del resto”), ma vuole chiarire che cosa successe allora e che cosa è accaduto successivamente quando un’altra amministrazione si è insediata a Palazzo dei priori.
“Il contratto con Viterbo ambiente – attacca l’esponente di Forza Italia – fu firmato il 17 settembre 2012 e consisteva nell’acquisizione di un ramo d’azienda del Cev, che per le note vicende era stato messo in liquidazione. Di fatto, entrò a pieno regime almeno 3-4 mesi dopo, poiché l’azienda ebbe bisogno di una fase transitoria durante la quale furono acquistati i mezzi necessari per il servizio. In concreto, io ho avuto a che fare con questo appalto per un periodo notevolmente inferiore a 6 mesi. Il resto appartiene a chi è arrivato dopo. E si parla di un paio d’anni”.
Stando a quanto è stato divulgato, per gli inquirenti proprio quel contratto è penalizzante per il Comune di Viterbo e quindi per i cittadini. “Qui va fatta chiarezza su come si arrivò a quel capitolato. Il processo fu istruito dall’ingegner Falcioni, allora dirigente del settore lavori pubblici che, per la complessità e la delicatezza della materia, ritenne opportuno coinvolgere il Conai, il Consorzio nazionale imballaggi, un ente al di sopra di ogni sospetto che, peraltro, collabora anche con l’Anci, l’associazione dei comuni. Per studiare nel dettaglio la situazione di Viterbo, il Conai, a sua volta, delegò una cooperativa piemontese che lavorò a stretto contatto con gli uffici comunali per stilare il capitolato. A quel punto, fu bandita la gara alla quale parteciparono 5 imprese. Nel frattempo, Falcioni era andato in pensione ed era stato sostituito dall’ingegner Dello Vicario, reclutato attraverso apposito bando ad evidenza pubblica. Fu quest’ultimo a verificare la correttezza delle proposte arrivate, con l’affidamento dell’incarico a Viterbo ambiente. Mi permetto solo di notare che le procedure furono seguite e valutate da un ente terzo, proprio per garantire il massimo della trasparenza e della correttezza”.
Trovò qualcosa di anomale in quel contratto? “Sinceramente, no. Innanzitutto mi preoccupai di verificare i costi che per il Comune di Viterbo rimanevano sostanzialmente uguali: 9 milioni di euro, comprensivi di Iva, con il nuovo appalto; 6 milioni di euro più Iva con il Cev. Se si fanno i conti, si arriva ad una cifra simile. Dunque, per le casse pubbliche non c’era aggravio di spesa, inoltre era previsto il riassorbimento di lavoratori ex Cev e si parlava dell’inizio della raccolta differenziata, che da sola rappresentava una spesa di 800mila euro, senza avere certezza di quanto il Comune avrebbe potuto incassare con la vendita del materiale riciclabile. Ma era un passaggio obbligato, inevitabile direi. Ci sono però un paio di cosette che non mi tornano…”. Per esempio? “Nel contratto era prevista la figura del direttore dei lavori, da reclutare con gara pubblica: un soggetto terzo che controllasse il corretto andamento di tutto il sistema di raccolta e gestione dei rifiuti. Inspiegabilmente, l’amministrazione Michelini subito dopo l’insediamento decise di cancellare quella figura. Non solo, ma sempre nel contratto originario erano previsti i geolocalizzatori dei mezzi: che fine hanno fatto?”.
C’è però dell’altro che Giulio Marini tiene a ricordare: “Il 31 luglio 2014 fu votata in Consiglio comunale la delibera 126 che prevedeva un aggravio di spesa di un milione e 200mila euro per l’amministrazione, e quindi per i cittadini. Sapete chi votò contro? Tutta la minoranza, compreso il sottoscritto. E il motivo risiede nel fatto che non fu spiegato il perché di questi maggiori costi. Più servizi? Più mezzi? Più uomini? Non si sa. Ecco perché fummo contrari. E allora il sindaco dia risposte, invece di accusare. Anche su questo tema l’informazione è stata sempre lacunosa e incompleta. Ad esempio, di quella somma quanto è stato effettivamente speso e per quale ragione?”.
Il tema politico è quello che evidentemente sta più a cuore all’ex primo cittadino. “Compito dell’amministrazione comunale è dare indirizzi e controllare. A me sembra che in due anni sia mancato sia l’uno che l’altro aspetto. Quando sento dire ‘non ce ne siamo accorti’, mi viene da rispondere: vai a casa e fai un altro mestiere, perché quello di amministratore non è per te. Quando l’avvocato Belmonte è stato nominato consulente del settore lavori pubblici, dov’era l’amministrazione comunale? Non posso credere che fosse all’oscuro anche di questo. Concludo affermando di aver fatto sempre l’interesse del Comune dei cittadini viterbesi”.
Come si sente consigliere Marini? “Assolutamente tranquillo”.