I conti pubblicati da Viterbopost qualche giorno fa erano già negativi per la Tuscia. Si riferivano infatti all’ammontare complessivo di Viterbo e provincia nei confronti del Fondo di solidarietà comunale del 2015: la cifra finale era di un milione e mezzo di euro. Cioè, tra dare e avere, il Viterbese contribuisce con quella cifra al salvadanaio del quale fanno parte tutti i Comuni d’Italia. In realtà, le cose stanno decisamente peggio, perché a quella ripartizione teorica bisogna aggiungere il 38,23% dell’Imu ordinaria sugli immobili (incassata con il saldo di dicembre).
Vale la pena fare un esempio concreto per capire bene come funzionano le cose. Montalto di Castro era in teoria il comune della Tuscia che avrebbe dovuto incassare di più dal fondo di solidarietà: esattamente 2 milioni e 105mila euro più qualche spicciolo. In realtà, quel famoso 38,23% ammonta a 2 milioni e 180mila euro (più i soliti spiccioli): totale negativo di circa 75mila euro che il sindaco Caci deve versare nelle casse del Fsc. “Proprio così – commenta il primo cittadino tirrenico -. Alla fine, non solo non riceviamo nulla, ma i montaltesi contribuiscono con quella somma. Pensate che nel 2013 ricevevamo 5,3 milioni di euro, scesi a 3,5 nel 2014 e ulteriormente calati a 2,105 quest’anno: con un media del 38% di tagli all’anno. In più ci hanno tolto l’Imu della Centrale Enel e si sono già presi i soldi dell’Imu dell’anno scorso”.
Ma Montalto, tutto sommato, se la cava con una perdita abbastanza limitata. Decisamente peggiore la situazione di Viterbo che già doveva contribuire al Fondo con 692mila euro, ai quali va aggiunta la già citata quota di Imu che porta il totale a 6,5 milioni di euro nel bilancio 2015 rispetto a quello dell’anno scorso. “In realtà – aggiunge l’assessore comunale al bilancio Luisa Ciambella – si arriva fra altri tagli e mancati trasferimenti a circa 7 milioni di euro. Da questo deriva un’oggettiva difficoltà a chiudere i bilanci da parte di tutti gli ottomila e rotti comuni italiani. Ecco perché è stata spostata la data di approvazione dal 31 maggio al 31 luglio, in attesa che arrivi il decreto del Governo sugli enti locali, inizialmente previsto subito dopo Pasqua e che, invece, salvo ulteriori slittamenti, dovrebbe essere approvato domani”.
Non che ci aspetti granché da questo provvedimento governativo, ma un piccolo passo in avanti potrebbe essere rappresentato dall’approvazione dalla deroga alla rinegoziazione dei mutui. “In effetti – spiega la vice sindaco – potremmo sbloccare un po’ di risorse che invece rimarrebbero immobilizzate perché senza bilancio approvato la legge ovviamente impedisce che si possa andare a rinegoziare qualsiasi tipo di mutuo. Abbiamo tagliato tutto il possibile, cercando di mantenere inalterati i servizi e di garantire le prestazioni ai cittadini meno abbienti”. In vista aumenti dell’Irpef comunale? L’assessore Ciambella non si sbilancia, ma ribadisce quanto già affermato in diverse circostanze: “In una fase come questa, chi ha di più, deve contribuire maggiormente alla spesa pubblica”.
Pesantissima la situazione di altre municipalità: Tarquinia becca una batosta (tra contributo al Fsc e versamento dell’aliquota Imu) di poco superiore ai 6 milioni di euro; Tuscania si attesta poco sotto i 2 milioni (1,948 per la precisione); Ronciglione 1,641; Nepi deve sborsare 1,293 milioni; Sutri 1,173. A seguire Canino 857mila, Orte 839mila, Montefiascone 837mila, Soriano nel Cimino 816mila, Vetralla 769mila, Capranica 720, Bolsena 508mila, Caprarola 485mila, Capodimonte 479mila, Civita Castellana 469mila. Ecco, comunque, in ordine alfabetico, la situazione riguardanti gli altri comuni esposti per cifre consistenti, soprattutto in relazione al ridotto numero di abitanti: Acquapendente 39mila, Arlena di Castro 12mila, Bagnoregio 150mila, Barbarano Romano 137mila, Bassano in Teverina 139mila, Bassano Romano 351mila, Blera 153mila, Bomarzo 160mila, Carbognano 132mila, Castel S. Elia 225mila, Castiglione in Teverina 38mila, Celleno 40mila, Civitella d’Agliano 31mila, Fabrica di Roma 214mila, Faleria 6mila, Farnese 70mila, Graffignano 229mila, Ischia di Castro 428mila, Lubriano 24mila, Marta 37mila, Monterosi 256mila, Oriolo Romano 71mila, San Lorenzo Nuovo 218mila, Valentano 151mila, Vasanello 67mila, Vejano 109mila, Villa San Giovanni in Tuscia 3mila, Vitorchiano 162mila.
Davvero pochi i comuni che, fatti i conti, dovranno incassare qualcosa: Calcata 48mila, Canepina 245mila, Cellere 28mila, Corchiano 14mila, Gallese 15mila, Gradoli 64mila, Grotte di Castro 115mila, Latera 267mila, Monte Romano 32mila, Onano 126mila, Piansano 6mila, Proceno 64mila, Tessennano 26mila, Vallerano 93mila, Vignanello 124mila. Davvero pochi spiccioli a fronte di esborsi milionari dall’altra parte. Su questi dati così sbilanciati ha un’influenza massiccia l’Imu agricola che dovrebbe rappresentare un incasso certo certo per i Comuni, ma che in realtà per ora rappresenta soltanto un danno, visti che gli incassi rispetto alle previsioni sono stati piuttosto bassi e che ancora oggi non si sa se, quando e come entrerà in cassa il resto dei pagamenti.