Gli etruschi, dunque. Popolo misterioso oggi (così racconta il luogo comune) e che ieri abitava, anche queste terre. Così nasce l’Etruria experience, laddove il termine inglese è spiegabile soltanto per ragioni di convenienza, visto che s’abbina all’Expo Milanese. Diciotto comuni insieme – tipo lega dei dodici popoli, giusto per restare in tema – tra Lazio, Toscana e Umbria, con tanti centri che allora erano importanti, da Chiusi a Vetulonia, da Orvieto a Tarquinia. E Viterbo, da comune capofila, ieri ha inaugurato due mostre mica male, che dureranno fino al 31 ottobre (quando finisce Expo) e che insieme costituiscono quello che va di moda chiamare “sistema museale”. Il titolo è “In alto i kantharoi”, qualcosa tipo in alto i calici, come ad un happy hour.
L’inaugurazione, allora. Alla presenza di ben due deputati della Repubblica, troppa grazia, cioè Fioroni Giuseppe e Mazzoli Alessandro. Si comincia dal museo civico di piazza Crispi, con gli Etruschi dal volto di pietra. Ed eccola, la pietra, piazzata nel chiostro medievale in teste (sei) e sarcofagi di nenfro, una specie di tufo, ma più malleabile e resistente al colore.
Sindaco, vicesindaco, tre assessori, tutti ad ascoltare le dotte spiegazioni della dottoressa Venturi, e a girare il chiostro del museo stile Padrino III. “Una buona parte di questa esposizione proviene da ciò che avevamo sempre avuto. A lungoTra depositi del museo, come nel caso di quel bucchero, da 44 anni in prestito alla Prefettura”.
Poi il corteo ha preso il via lunghe pieghe del percorso museale. E dopo il rinfreschino targato Coldiretti, la carovana si è diretta alla Rocca Albornoz per tagliare una altro, quello della rassegna Acquarossa e banchetto su cui si concentrano altri temi cari ad Expo come l’alimentazione.