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Cosa stiamo facendo sull’immigrazione

Non può essere soltanto un problema italiano. L'incontro di giovedì in Provincia

Il prefetto Rita Piermatti con Alessandro Mazzoli

Il prefetto Rita Piermatti con Alessandro Mazzoli

Nel Viterbese, a oggi sono ospitati 196 richiedenti asilo arrivati negli mesi con l’ultima ondata migratoria. A loro vanno aggiunti i minori del progetto attivato nel comune di Tessennano. Il paese più piccolo della Tuscia è l’unico in Italia, insieme a Bologna, a essersi aggiudicato il progetto di accoglienza di minorenni per un totale di 50 unità entro il 2015. Siamo una terra di accoglienza e lo stiamo dimostrando. Vogliamo evitare e combattere tutti i tentativi di cavalcare la paura che c’è: un atteggiamento profondamente immorale e che non aiuta a risolvere il problema. I respingimenti, la costruzione dei muri non sono una risposta all’emergenza. La risposta è l’accoglienza in condizioni di sicurezza per chi arriva e per le comunità locali, in cui devono esserci occasioni di confronto perché l’emergenza è oggettiva ma va affrontata uniti anche da posizioni politiche diverse. Questo ho detto intervenendo all’iniziativa “Immigrazione: accoglienza, sicurezza, diritti e legalità”, che si è svolta giovedì in Provincia. Ospite dell’incontro Enzo Amendola, deputato e capogruppo del Pd in Commissione Esteri. A coordinare i lavori Andrea Egidi, segretario della federazione Pd di Viterbo. A portare il suo saluto anche il nuovo prefetto Rita Piermatti che ha ricordato come l’argomento necessiti di essere approfondito perché l’esodo è ormai diventato strutturale ed ha confermato l’impegno della Prefettura che è iniziato in questi mesi e che proseguirà.

L'incontro di giovedì in Provincia

L’incontro di giovedì in Provincia

Abbiamo voluto offrire  un’occasione di confronto e discussione su un argomento complesso e delicato. Di fronte alle domande e alle preoccupazione dei cittadini bisogna avere rispetto e l’umiltà di spiegare cosa si sta facendo. Parliamo di immigrazione ma in realtà non siamo di fronte a una libera scelta di muoversi: siamo piuttosto di fronte a un esodo di massa dovuto alla disperazione per guerre, carestie, crisi di diversa natura. Questo esodo avviene in un quadro di assoluta illegalità gestito da organizzazioni criminali. Nel mondo si sono moltiplicate le guerre, le carestie, le crisi dovute anche a errori di calcolo strategico dei Paesi europei: Mali, Algeria, Siria, Iraq, Afghanistan, Libia sono solo degli esempi. Le popolazioni sono disposte a tutto pur di andarsene, per cui se non risolveremo quelle situazioni in loco non riusciremo a fermare l’esodo. Invece, spesso confondiamo trafficanti e migranti. Troppo spesso si fa l’equazione tra immigrati e terroristi. La verità è che le organizzazioni criminali usano le migrazioni per acquisire risorse e finanziare poi attività terroristiche.

Il problema non può essere solo italiano, per questo è stato sacrosanto pretendere che di questa vicenda si occupasse l’Ue a livello di programmi e risorse da investire. Con Mare Nostrum l’Italia ha investito 9milioni di euro al mese e salvato 100mila migranti. Siamo passati a Triton, ovvero un investimento dai 3 ai 6 milioni di euro spalmati su 28 Paesi ma che è solo un’attività di monitoraggio. Serve invece un piano strategico di medio-lungo termine. Il trattato di Dublino obbliga i migranti a chiedere asilo nei Paesi in cui approdano, per cui nel 70% ricadono sempre sugli stessi Stati anche se poi sono diretti altrove. Serve anche un diverso atteggiamento politico nei confronti del Nord Africa: finora l’Ue ha guardato da fuori le primavere arabe, serve invece maggiore protagonismo, a partire dalla crisi in Libia. Dopo 27 anni, questo Parlamento ha varato la riforma della cooperazione internazionale.

Ma cosa sta facendo Bruxelles in merito? Oggi e domani si svolge il consiglio europeo con i capi di Governo: la proposta delle quote di 40mila migranti da spalmare tra gli Stati è un fatto importante se approvata. Certo, le quote e la spartizione sono stringenti ma manca una vera politica di regole comuni. E’ prevista anche una missione navale contro il traffico di migranti dai primi di luglio per distruggere i barconi usati dai migranti. Noi, come Paese, quando troviamo qualcuno in mare gli salviamo la vita. Per noi sono vite umane. Per i non richiedenti asilo procederemo coi rimpatri, d’intesa coi Paesi d’origine per riaccompagnarli, ed è cosa diversa dai respingimenti.

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