Una commissione d’inchiesta amministrativa, e un consiglio comunale straordinario. Due misure pratiche, per approfondire – nessuno qui vuole sostituirsi al lavoro della Magistratura – il rapporto tra Comune e Viterbo Ambiente, alla luce dell’inchiesta Vento di maestrale, che mercoledì ha portato nove persone (tra vertici della società, titolari dell’impianto di trattamento rifiuti di Casale Bussi, e un dirigente comunale) agli arresti domiciliari, con altri due dirigenti di Palazzo dei priori indagati e altre sorprese, forse, nei giorni a venire.
Una commissione d’inchiesta amministrativa e un consiglio comunale straordinario sui rifiuti, questo si decide nella Terza commissione riunita ieri pomeriggio negli uffici di via Garbini e guidata con polso fermissimo da Goffredo Taborri, uno che potrebbe fare comodamente il presidente in sala d’Ercole. Presenti, tutti i membri effettivi, tra maggioranza e opposizione, l’assessore Andrea Vannini (e i colleghi Barelli e Delli Iaconi) e anche qualche cittadino in quota leghista/salviniana. Al netto di battute infami come “il dirigente non c’è”: lapalissiano, visto che Ernesto Dello Vicario si trova agli arresti domiciliari.
LE DOMANDE DI GALATI La seduta era già stata convocata per discutere delle segnalazioni e delle domande specifiche che Vittorio Galati (Gruppo misto) aveva posto allo stesso assessore prima che si scatenasse la tempesta giudiziaria. Domande ancora più attuali oggi, se è possibile: qual è lo stato della raccolta differenziata? Il contratto con la ditta che fornisce il servizio è stato modificato? Lo spezzamento viene fatto secondo gli accordi? Le isole ecologiche vengono pulite? E i mastelli? “Questo avevamo chiesto, assessore, e nessuno si è mai degnato di risponderci – dice Galati – Poi è successo quello che è successo, anche se fino ad un eventuale processo tutti debbono essere considerati innocenti né voglio credere che certe persone abbiano potuto commettere quelle porcherie”. Alle domande di cui sopra, Galati ne aggiunge altre ancora più urgenti: “Se sono stati aperti contenziosi con Viterbo Ambiente. Qual è l’entità delle sanzioni comminate alla ditta e in che parte sono state onorate? E’ vero che il Comune sta cercando una transazione con la società e che a questo fine ha nominato un legale? Come vengono effettuati i controlli sugli adempimenti che spettano a Viterbo Ambiente? Quante persone lavorano per essa? Ci sono cooperative che assistono Viterbo Ambiente nell’erogazione del servizio?”.
VANNINI CAUTO Una raffica di quesiti che ricalcano le accuse contenute nell’inchiesta Vento di Maestrale. Nelle quali l’assessore Vannini non può e non vuole entrare nel merito. “Non posso perché sono in carica da dicembre 2014, e l’indagine si riferisce ad un periodo precedente. I carabinieri, tra l’altro, ieri hanno sequestrato un’ingente mole di documenti, bloccando tutto. Non voglio rispondere perché non entro nel merito del lavoro di chi mi ha preceduto”.
RESCISSIONE O NO? Dalla minoranza – scatenata – si chiede come mai proprio l’assessore della quale ha preso il posto, Raffaela Saraconi, aveva parlato di rescindere per inadempienza il contratto di servizio (cinque anni, dieci milioni di euro l’anno) e lui, Vannini, ha invece deciso di andare avanti. “Eravamo di fronte ad un bivio – spiega il professore universitario – Rescindere il protocollo e andare a contenzioso con la ditta, con tutti i rischi legali e finanziari del caso, oppure aspettare sei mesi, approfondire la questione e poi decidere. Io ho scelto la seconda opzione, e rivendico la mia libertà politica di averlo fatto: ero stato chiamato per cercare di far funzionare meglio il settore, non per troncare il rapporto. In più, credevo che un po’ di tempo per comprendere meglio la situazione e i risvolti del contratto ci potesse servire, nella peggiore delle ipotesi, per rivendicare le nostre ragioni in tribunale, qualora fossimo arrivati alla rescissione unilaterale”.
LA TRANSAZIONE Intanto Viterbo Ambiente aveva chiesto una transazione: 700mila euro circa per adeguamento all’Istat (opzione prevista dall’accordo) e 630mila euro una tantum per l’ampliamento della raccolta differenziata ad altre aree esterne della città. La giunta respinge la proposta, anche se il Comune dà mandato esplorativo ad un avvocato – Vittorio Belmonte – per valutare la questione, così come Viterbo Ambiente sceglie l’avvocato Massimiliano Brugnoletti (che tra l’altro rappresenta il Comune in un altro procedimento che non ha niente a che fare con questa storia, le terme). “Era tutto ancora molto aleatorio, però – precisa Vannini – si trattava di chiedere soltanto un parere preliminare, cercavamo di capire se potesse essere fatto o no. Poi la cosa sarebbe dovuta passare al contenzioso”.
IL DEC La minoranza chiede conto anche della nomina del Dec, cioè del “direttore di esecuzione del contratto”, quella figura che avrebbe dovuto controllare l’applicazione degli accordi e per la quale la precedente amministrazione Marini aveva previsto un bando da affidare ad una figura esterna. Invece il Comune sceglie una persona interna, il dirigente Sergio Giacomelli, uno che il contratto lo conosce bene. “Quando sono arrivato – dice Vannini – è stata fatta una manifestazione di interesse per raccogliere curricula per questa figura, con la volontà anche di alleggerire la figura di Giacomelli, che già aveva tante mansioni da svolgere. Mi prendo le mie responsabilità per aver detto, allora, di aspettare, di vedere come andava avanti così il lavoro, e poi semmai di valutare le manifestazioni di interesse già ricevute e di scegliere un altro Dec”.
LE SEGNALAZIONI SU FACEBOOK Vannini spiega poi come funzionano le segnalazioni delle criticità dal Comune a Viterbo Ambiente. “Avevo messo in piedi un sistema per rendere più snella la procedura, perché le proteste e i messaggi di problemi erano tantissimi e, visto che si dovevano comunicare per iscritto a Viterbo Ambiente, c’era di mezzo anche la Polizia locale, si impiegavano poi quattro o cinque giorni per risolvere le emergenze. Allora ho deciso di utilizzare i social network per passare all’azienda le cose che ci segnalavano i cittadini, i consiglieri comunali, o che vedevamo noi stessi girando per la città e le frazioni. Col risultato che la mole di lavoro è aumentata in maniera consistente, tant’è che di recente avevo chiesto a Dello Vicario di trovare un rinforzo al Dec per monitorare tutto. Comprese le uscite dei mezzi attraverso il sistema interattivo Satfinder, che poi sarebbe un computer con cui potevamo tracciare in tempo reale i percorsi dei mezzi di spezzamento. Funzionava? Sembrava di sì, anche se ogni tanto spariva il segnale, ma credo che si trattasse di inconvenienti tecnici comuni”.
IL GIALLO DELLE SANZIONI E arriviamo alle sanzioni che il Comune comminava a Viterbo Ambiente nei casi in cui non eseguiva il servizio. Secondo gli inquirenti erano troppo basse, tanto da essere conveniente, per l’azienda, pagarle piuttosto che svolgere il lavoro. “Da parte nostra le sanzioni le abbiamo date – spiega Vannini – Tra novembre e dicembre, le uniche che ho potuto controllare perché come ho detto i carabinieri hanno sequestrato molti documenti, sono state elevate 96mila euro di penali”. Chiedono dalla minoranza: e sono state pagate? “Non lo so – risponde l’assessore – Lo posso verificare nei prossimi giorni. In ogni caso queste sanzioni dovevano andare in compensazione sul canone annuo che l’amministrazione versa alla ditta”.
IL PRESENTE E IL FUTURO In attesa della commissione d’inchiesta amministrativa (“Per consentire ai consiglieri di partecipare ed essere testimoni di qualsiasi decisione si vorrà prendere, che sia la rescissione del contratto o la transazione”, dice Chiara Frontini), il settore rifiuti deve lavorare, e garantire il servizio. “Oggi (ieri, ndr) mi sono incontrato con i vertici superstiti di Viterbo Ambiente – spiega l’assessore – Abbiamo deciso di istituire un tavolo tecnico, aperto anche ai consiglieri comunali, e dalla prossima settimana inizieremo a valutare ogni singolo articolo del contratto. Ho chiesto anche lo stato completo del parco mezzi della società, con tanto di libretti di circolazione, oltre ai tabulati quotidiani dei percorsi che effettuano. Riprenderemo a comunicare su carta o via Pec, visto che si fa presto a scambiare la flessibilità con qualche tipo di reato. Implementeremo l’ufficio, che oggi è decapitato. Andremo alla gestione ordinaria del contratto, almeno finché la situazione non sarà chiara”. Nella speranza che l’estate, o qualche altra mazzata giudiziaria, non faccia precipitare le cose.