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“Capannoni e laboratori? Beni di lusso”

Andrea De Simone (Confartigianato): "Tassazione a livelli insostenibili"

Andrea De Simone, direttore di Confartigianato Viterbo

Andrea De Simone, direttore di Confartigianato Viterbo

Capannoni e laboratori? Ai fini della tassazione Imu e Tasi sono considerati seconde case o addirittura beni di lusso. A quattro giorni dalla scadenza per il pagamento (martedì 16 giugno è il giorno in cui bisogna versare nelle casse dei comuni un bel pacchetto di euri) uno studio di Confartigianato sulla tassazione dei capannoni e laboratori, cioè dei luoghi in cui si lavora e si produce, sottolinea una situazione tristemente nota agli artigiani: gli immobili produttivi italiani, infatti, vengono tassati come seconde case o beni di lusso. “Gli immobili necessari alle nostre imprese per produrre e dare vita a quella ripresa economica che è l’argomento preferito degli slogan politici dell’ultimo quinquennio – interviene Andrea De Simone, direttore dell’associazione provinciale – vengono tassati come se fossero un ‘di più’. Come se dare lavoro fosse un lusso, anziché un impegno da agevolare. Un’anomalia normativa che lascia un sapore amaro in bocca e che, inevitabilmente, ci fa sentire sfruttati e derisi”.

La somma di Imu e Tasi che grava sugli immobili produttivi italiani, denuncia lo studio condotto dall’Associazione di categoria, arriva a sfiorare il 10 per mille e tra le regioni con le aliquote più salate spicca il Lazio con il 10,15 per mille. Imprenditori e famiglie dal 2011 al 2014, ovvero nei tre anni del passaggio dall’Ici all’Imu e successivamente Tasi, hanno subito un incremento tassativo sugli immobili pari al 153.5%, sino a toccare una quota di 24,96 miliardi.

“Se per i nuclei familiari – continua De Simone – questo trend si è tradotto in un aumento medio di 616 euro, per gli imprenditori ha comportato una concreta difficoltà a mandare avanti le proprie attività”. L’arrivo della Tasi ha determinato un impatto maggiore proprio sugli immobili diversi dalla prima casa e strumentali delle imprese, che rispetto al 2012 hanno subito un incremento del 18,4%. Altra anomalia da sottolineare è quella della cosiddetta “tassa sulla tassa” causata dalla indeducibilità totale o parziale di queste imposte. “I nostri imprenditori – puntualizza il direttore di Confartigianato imprese di Viterbo – oltre alle aliquote Imu e Tasi da versare devono farsi carico dell’ennesimo macigno che grava sui bilanci e che è dato dal maggiore prelievo Irpef e Irap”.

Di anno in anno, dunque, imprese e cittadini assistono al costante lievitare delle tasse: un gioco al rialzo che allontana sempre più la possibilità di ripresa per un tessuto produttivo che si è già visto impoverito e ridotto all’osso. La giungla di aliquote, con il continuo rincorrersi di nuove e ingarbugliate tasse, unita all’incessante emorragia di liquidità alla quale sono sottoposte le nostre imprese, causata dal continuo aumento degli importi da versare, sono un deterrente che scoraggia la nostra produttività. “L’auspicio – conclude Andrea De Simone – è che si intervenga quanto prima per correggere l’anomalia rilevata dallo studio di Confartigianato, ristabilendo, anche tramite l’introduzione di una nuova tassa locale che vada a sostituire Imu e Tasi, un giusto equilibrio per la tassazione sugli immobili produttivi”.

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