Calcio e politica, sfide da vincere o impicci da risolvere, maledetta domenica di tensione e beati quelli che possono andarsene al mare e fregarsene di tutto. Piero e Leonardo, Leonardo e Piero, invece no. Loro questa domenica l’hanno vissuta sulla graticola, fiamma accesa e pronti a rosolare. Piero Camilli per il pallone, perché vuole vincere e la sua Viterbese si giocava il delicatissimo ottavo di finale playoff contro il Poggibonsi: Leonardo Michelini perché da sindaco sta ballando la rumba, a causa della crisi della sua maggioranza, delle beghe e delle poltroniadi, altro sport più bastardo del calcio, se possibile.
Entrambi si ritrovano seduti ad un metro di distanza, nella tribuna vip dello stadio Rocchi, quella con le poltroncine e il cordino e il buttafuori che la separa dagli spalti dei comuni mortali. Un metro, ma quanta distanza c’è: Camilli che in settimana ha ribadito per la trecentesima volta che se ne andrà da Viterbo, che smette col calcio, che così e cosà. Michelini invece ancora non è riuscito a fare il rimpasto degli assessori: una, Alessandra Troncarelli, ha detto no, una parte del Pd vorrebbe una giunta ad otto, i problmeni si sprecano.
Michelini arriva con Christian Scorsi, consigliere comunale e soprattutto pilastrino doc, uno che conosce la zona, diciamo. Ad accoglierli c’è l’avvocato Tonino Ranucci, il dirigente più fedele di Camilli, quello incaricato di sbrogliare le situazioni più rognose. Vanno a sedersi in tribuna. Il Comandante arriverà soltanto a ridosso del fischio d’inizio e tra i soliti applausi della tribuna devota, insieme al figlio minore Luciano. Va a mettersi appena più indietro: la stretta di mano è cortese, ma fredda. I rapporti, del resto, sono quelli che sono: cordiali a livello personale, tormentati (è un eufemismo) per le altre questioni. Camilli rivendica, e a ragione, il rimborso dei soldi, circa 25mila euro, anticipati ormai due anni fa per i lavori urgenti allo stadio. L’atteggiamento del Comune, traccheggiante, a volte anche irritante quando si appiglia a cavilli burocratici, non aiuta. “A Grosseto – ha ripetuto anche ieri – non ho mai avuto questi problemi. Metto i soldi per la squadra, qualsiasi cosa mi serve sono sempre pronti. Non capisco perché a Viterbo, la mia città, si debbano verificare questi atteggiamenti”.
I due si guardano la partita per conto loro. Piero non risparmia i soliti urlacci contro l’arbitro, Leonardo è nella consueta versione inglese. Al gol di Giannone esultano entrambi. Poi, alla fine del primo tempo, Michelini saluta e se ne va, come faceva Giampiero Boniperti ai bei tempi della Juventus. Aveva altri impegni, dicono dal suo entourage. Nonostante l’assenza del sindaco, la Viterbese mantiene il vantaggio, raddoppia nel finale e vola al prossimo turno dei playoff, in programma domenica. Se Michelini nel frattempo riesce anche a risolvere la crisi siamo a cavallo.
E a proposito di crisi, ieri allo stadio c’era mezzo consiglio comunale. Oltre a Michelini e Scorsi, infatti, c’era anche l’aficionado Sergio Insogna – che col sindaco oggi non è in grande armonia – e c’era pure l’altro habitué Francesco Serra. Mezzo toscano in bocca, il capogruppo del Pd,, e uno dei dissidenti del Partito democratico, si è piazzato come al solito accanto a suo cugino, il prof Massimo Onofri. In tribuna vip, invece, vicini – ma non troppo – a Michelini – hanno assistito alla partita Chiara Frontini (Viterbo 2020) e il fidanzato Fabio, che pur essendo originario di Poggibonsi si è dimostrato un grande sportivo: la coppia, tra l’altro, è stata la prima ad accaparrarsi i biglietti al botteghino sin da giovedì. Bravi.
Ha scelto la bolgia della curva nord, invece un manipolo di consiglieri di opposizione, capitanati da Giulio Marini (con cappellino e occhiali da sole): c’erano anche Santucci (altro grande tifoso), il fratello d’Italia Grancini, e l’ex Marcosano. Il selfie, postato su Facebook, è un messaggio a chi ha orecchie per intendere: “Noi non siamo tifosi per un giorno”. Chissà se Michelini lo avrà letto, chissà se gliene importerà qualcosa.