Il giorno dopo l’amaro in bocca non è mica relativo ai rigori, alla sconfitta, all’eliminazione dai playoff. No, l’amaro in bocca è tutto nelle frasi di Piero Camilli, che alla fine di Viterbese – Taranto 3-5 d.c.r ha detto: “Me ne vado da Viterbo”. Dice: è che novità sarebbe? Il Comandante lo ripete da mesi, e più di qualcuno non gli aveva dato tanto credito, magari più per un’intima speranza che per ragioni concrete. Altri si domandano – giustamente – a chi gioverebbe una tattica di tira e molla del genere.
Invece domenica l’annuncio è arrivato in una sede, diciamo così, istituzionale, gettando nel panico tutta la tifoseria e quei viterbesi che ancora, ostinatamente, si interessano alle sorti dello sport cittadino. Una mazzata ancora più dolorosa, se si considera che al Rocchi, nelle ultime tre gare stagionali, era affluito un pubblico numeroso e caloroso (ieri, intanto, è arrivato l’annuncio dello scioglimento volontario del gruppo Qds). E nelle ultime ore, per la cronaca, vanno registrate due novità importanti. Una arriva da Parma, e rilancia il nome di Camilli tra i potenziali acquirenti interessati a rilevare il club crociato, più in serie D (dopo il fallimento) che in serie B, dove ci sarebbero 22 milioni di euro di debiti da ripianare entro luglio. L’altra notizia arriva invece da Viterbo, o meglio si tratterebbe di un’indiscrezione: i giovani Camilli (Vincenzo e Luciano) starebbero cercando di convincere babbo Piero a ripensarci e a restare.
In ogni caso, Viterbopost ha cercato di riassumere i quattro possibili scenari di quella che si preannuncia come l’ennesima estate calda.
Scenario uno: Camilli se ne va e vende la Viterbese. Probabilità: 50%
E’ l’ipotesi attualmente più realistica. Naturalmente per le parole del Comandante, ribadite anche dal figlio – e presidente del club – Vincenzo, quello che in quest’avventura ha speso le maggiori energie mentali, che ci ha messo la faccia, che si è preso anche qualche ingenerosa critica. Ma se davvero questa storia dovesse finire non sarà per ragioni agonistiche. No, la colpa è del rapporto mai decollato (eufemismo) tra la società di via della Palazzina e l’amministrazione comunale. Un’incomunicabilità che ha toccato praticamente ogni aspetto: dalla convenzione per la gestione dello stadio Rocchi (firmata dopo un anno di trattative), al mancato rimborso da parte del Comune dei soldi anticipati da Camilli per alcuni interventi di manutenzione. Dal logoramento alla rottura il passo è stato breve. Ma attenzione, perché la storia ci insegna che Camilli non lascia una società in balìa degli eventi (o peggio del maneggione inaffidabile di turno). Non lo ha fatto col Grosseto negli ultimi anni e a maggior ragione non lo farebbe con la squadra della sua provincia, di una città dove ha tanti interessi. Perciò è probabile – o almeno auspicabile – che il Comandante se ne andrà solo dopo aver assicurato alla Viterbese un futuro in mani solide.
Scenario due: Camilli resta ma si defila. Probabilità: 30%
E’ un’altra possibilità. La Viterbese resta di proprietà di Camilli che però non la gestisce più direttamente ma la affida a qualche uomo fidato. Un dirigenti di calcio, magari, o qualcuno che conosce bene l’ambiente. E’ già successo a Grosseto, all’indomani dello scandalo scommesse che creò una delusione talmente profonda nel Comandante da indurlo a staccare per un po’ la spina. Potrebbe avvenire lo stesso a Viterbo: in questo caso, meglio scordarsi gli investimenti importanti degli ultimi due anni, meglio dimenticare il ripescaggio (per il quale ci vogliono tante migliaia di euri, e per il quale società meno blasonate dei gialloblu, tipo il Fondi, si stanno già muovendo) e i tifosi si rassegnino ad un massiccio ridimensionamento. Almeno in attesa che cambi qualcosa a Palazzo dei priori: la caduta dell’amministrazione Michelini, in effetti, non sembra impossibile.
Scenario tre: Camilli se ne va e la Viterbese chiude. Probabilità: 10%
Scenario più lontano, almeno se si parte dal presupposto già espresso nel punto uno. Ma se davvero non fosse possibile garantire un futuro al club nelle mani di un altro che non sia il Comandante, ecco che comincerebbero i problemi. Intanto, anche soltanto per mantenere il titolo di serie D (sempre che il titolo non segua Camilli altrove), visto che il campionato costa. A quel punto bisognerebbe pensare a ripartire ancora più in basso, magari con un altro titolo sportivo, dall’Eccellenza o anche più giù. E ricostruire pezzo per pezzo un percorso vincente. Al momento, comunque, meglio non allarmarsi: c’è tutto il tempo, e qui alle estati calcistiche di un certo tipo ci siamo abituati.
Scenario quattro: Camilli resta e rilancia. Probabilità 10%
Sarebbe il sogno di tutti, ma proprio stando a quanto detto da Camilli domenica, è l’ipotesi ad oggi meno plausibile. La riportiamo per onor di cronaca, e perché non si sa mai. Dunque: la famiglia resta al comando, fa domanda per il ripescaggio versando il dovuto (tra fondo perduto e fideiussioni) e riparte dalla Lega Pro. Costruendo una squadra che possa almeno salvarsi, e mettere le basi per qualcosa di meglio nelle stagioni successive. Certo, a quel punto toccherebbe al Comune dare segnali di vita, rimettendo a posto lo stadio secondo i requisiti richiesti dal calcio professionistico e promettendo (ma non promesse da marinaio) di collaborare per la realizzazione di un campo in sintetico, magari al Barco, per gli allenamenti dei gialloblu. A quel punto, questa estate, si potrebbe andare al mare tranquilli, e sulla spiaggia seguire sui giornali la campagna acquisti della Viterbese.