Una posizione espressa in modo eccessivo. Un allarme che poteva essere lanciato in maniera diversa, come già fatto negli anni precedenti, senza lasciar trasparire una specie di imposizione con tanto di “porte della fortuna” al seguito che somigliano ad una sorta di “gogna” mediatica per i viterbesi che, legittimamente o meno, decideranno di non versare il contributo facoltativo per il Festival. Parlo della Fondazione Caffeina che, per bocca dei suoi organizzatori – nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’evento – ha rilasciato dichiarazioni che, sebbene provocatorie dal punto di vista comunicativo, ci hanno lasciato a bocca aperta, stupiti e allibiti. Stupiti e allibiti soprattutto per i toni e gli insulti che, oltretutto, stridono fortemente con il ruolo che Caffeina ha e vuole giustamente avere.
Il Festival Caffeina, assieme ad altre manifestazioni culturali, rappresenta un patrimonio di fondamentale importanza per la città e viterbesi. Fondamentale, per l’indotto e il reddito che genera nel giro di pochissimi giorni. Importante, perché porta Viterbo all’attenzione di tutta la stampa sia locale che nazionale con una serie di innegabili riscontri dal punto di vista turistico. E lo dico da Segretario di una Camera Sindacale che vanta, tra le sue categorie, la Uil Scuola Viterbo , una delle organizzazioni più importanti nel mondo dei docenti e del personale Ata, che da sempre ha fatto la sua parte per Caffeina sia in termini di contributi – in veste di socio fondatore e sponsor – sia di eventi organizzati nell’ambito della manifestazione. La Uil Viterbo ha creduto e crede in Caffeina, e perderla sarebbe veramente grave.
Tuttavia, è altrettanto grave insultare i viterbesi. È sbagliato e profondamente ingiusto, dando inoltre una spiacevole sensazione di ingratitudine nei riguardi di una città che ha sempre sostenuto e difeso il Festival e senza dubbio lo farà anche quest’anno.
Un Festival al quale partecipano soprattutto gli abitanti di Viterbo. Una Fondazione che conta 37 fondatori viterbesi su 40 che hanno dato complessivamente un contributo di oltre 180mila euro in rappresentanza, come molte realtà facenti parte della struttura diretta da Filippo Rossi e Andrea Baffo, di migliaia di iscritti che vivono e lavorano nella Città dei Papi e sul territorio della Tuscia.
Senza contare le numerose tessere da socio sostenitore e benemerito provenienti in gran parte da viterbesi che non dovrebbero – perché non se lo meritano proprio – essere trattati a colpi di “vaffanculo”, “rottura di coglioni” e atteggiamenti “schifati”. È poi giusto ricordare che moltissimi dei volontari del Festival, che – come hanno detto i suoi organizzatori – non vengono pagati e mangiano grazie a una “colletta alimentare”, sono figli e figlie di viterbesi. Viterbesi essi stessi. E anche questo è un contributo che le famiglie della città danno gratuitamente a Caffeina. E stiamo tutti “crescendo negli anni della crisi”. Oltre a Caffeina, lo stanno facendo migliaia di disoccupati e cassaintegrati della Tuscia, decine e decine di aziende che faticano a tirare avanti e quel 54% di giovani viterbesi che ad oggi non hanno ancora un lavoro e un futuro scritto a chiare lettere. Così come lo stanno facendo tantissimi cittadini che, nonostante uno dei periodi più duri e difficili nella storia del Paese, pagano quelle tasse che poi permettono di finanziare i festival culturali tanto a Pordenone quanto a Viterbo. E siamo convinti che l’impegno del Comune, di cui Filippo Rossi è consigliere, deve essere mantenuto. Ma siamo altrettanto certi che il centro storico – pure durante i giorni di Caffeina – è patrimonio di tutti. Anche di chi non vuole versare il contributo volontario. E chiunque deve sentirsi in diritto di poter camminare per Via San Lorenzo, Piazza San Carluccio e il quartiere San Pellegrino senza avere gli occhi addosso di qualcuno che rischia di guardarti con disprezzo perché hai deciso di andarti a fare una passeggiata senza dover pagare una specie di “pedaggio”, manco fossimo tornati al medioevo.
Caffeina è una realtà privata che, giustamente e con merito, ha beneficiato di fondi pubblici e ci auguriamo continui a farlo. Una realtà – ed è sempre bene ricordalo – che si regge prevalentemente sul contributo volontario di cittadini, lavoratori e imprese viterbesi.
È giusto chiedere un sostegno. È giusto chiedere un euro a testa. Ma non è giusto imporlo.
Concludo, augurando al festival di ottenere tutti i risultati sperati. Per il bene della città e di Caffeina. E sono sicuro che anche quest’anno i viterbesi faranno come sempre la loro parte.