La palla oltre l’ostacolo, le palle dentro il campo, la rabbia, l’orgoglio, la voglia di non andarsene (già) in vacanza. Di dimostrare che la Lega Pro è possibile. Una seconda opportunità si concede a tutti – anche all’amore che ti ha messo le corna – figuriamoci se non si dà a questa Viterbese, che oggi alle ore 16 (arbitra Davide Curti di Milano) al Rocchi si gioca il suo destino nella finale playoff del girone G con l’Olbia. Chi vince – ma ai gialloblu basta anche un pareggio dopo i supplementari – va alla fase nazionale, quella che conterà davvero in caso di eventuali (cioè probabilissimi) ripescaggi tra i professionisti.
Due settimane sono passate dall’ultima partita vera, la sfida di ritorno con la Nuorese. In mezzo c’è stata l’amichevole col Grosseto di domenica scorsa, gli allenamenti, le prove, la ricerca della concentrazione. In mezzo c’è stato anche un passaggio brutto, con la notizia che la gara d’andata sempre con la Nuorese sarebbe tra quelle “sospette” emerse dall’inchiesta sul calcioscommesse di Catanzaro. Fuffa, almeno per ora. Ora c’è soltanto il campo, e la voglia di dimostrare che se la prima porta – quella della promozione diretta – è rimasta chiusa, si può sempre tentare un’altra strada. Magari più insidiosa, ma non per questo meno esaltante.
La squadra c’è. E infatti Attilio Gregori ha convocato tutti gli effettivi: 24 giocatori per trascorrere insieme la vigilia, l’attesa, prima delle scelte dell’allenatore che dovranno relegare per forza qualcuno in tribuna e altri in panchina. Il gruppo c’è, insomma, e sembra essere ad alto tasso di motivazioni (sulle doti tecniche non si discute). Sull’undici titolare è nebbia fitta: un po’ di sana pretattica, anche se certi punti fermi non saranno certo sconvolti, e in difesa (Scardala), e in mezzo (Nuvoli e Giannone) e davanti, dove uno come Saraniti può risolvere la partita in qualsiasi momento, coi suoi colpi imprevedibili.
Di fronte, ecco l’Olbia, squadra del momento, e giustamente gasata per la qualificazione. Da quando mister Biagioni (vecchia conoscenza) ha preso i comandi, i galluresi hanno accelerato il passo, chiudendo in bellezza il campionato ed eliminando i cugini del Budoni nei playoff. La peggiore delle avversarie possibili, insomma, anche se quando si arriva a questo punto il menù non si può scegliere. E così sarà anche in caso (auspicato) di passaggio del turno.
Cosa può fare la differenza, ancora? Certo, la cornice. Il fattore campo non è soltanto un luogo comune, o almeno non lo può diventare in giornate del genere. Dopo una stagione vissuta con pochi intimi – cioè fedelissimi – sugli spalti, oggi ci si attende un pubblico all’altezza. I tifosi hanno lavorato a fondo, nei giorni scorsi, per coinvolgere la città. Striscioni e coreografie sono pronte. Il sogno di ripetere, e migliorare, la cavalcata playoff di due anni fa, con la vecchia Viterbese, non è un’utopia. Nella speranza che stavolta vada meglio.