“Perché alla fine la vedi dappertutto. Alzi gli occhi al cielo ed eccola lì, che svetta sui padiglioni”. La scena sarebbe tipo quella di Viaggi di nozze, con Verdone che dal terrazzo dell’albergo fiorentino non riesce “a individua’ ‘o stadio”. Rischi che all’Expo di Milano in questi giorni – e fino al prossimo 31 ottobre – non si corrono, perché la Macchina di Santa Rosa si scorge sempre, comunque e ovunque. Se il faro di Alessandria era il riferimento del mondo antico, la Macchina è la bussola del mondo moderno riunito in questa porzione di Lombardia. E’ alta, splendente, misteriosa per quelli che non la conoscono e invece stranamente familiare per i viterbesi in visita. Come loro, i cinquanta che domenica sono arrivati all’esposizione universale meneghina in pullman, per il viaggio di due giorni (sabato in centro città, domenica ad Expo) organizzato da San Faustino Viaggi, agenzia turistica del capoluogo della Tuscia.
La considerazione iniziale, che riassume il significato e il ruolo che Fiore del cielo svolge in questa immensa Gardaland colorata, è di Donatella De Luca. Che per San Faustino Viaggi ha accompagnato turisti e visitatori praticamente in ogni angolo del mondo, dal Madagascar alla Scarzuola, e che dunque è la persona più indicata per raccontare questa scorribanda viterbese in terra espositiva. La prima di altre cinque che l’agenzia ha organizzato per i prossimi mesi, senza contare le iniziative simili di altri operatori turistici della Tuscia.
Un viaggio iniziato quando dai finestrini del bus che portava la comitiva a destinazione è apparsa in lontananza da Macchina: “E lì è scattato l’applauso – ammette Donatella, per tutti Dody – Era domenica mattina presto, ed essere accolti dal simbolo della nostra città ci ha fatto davvero effetto. Credo che qualcuno si sia anche commosso…” Una commozione che fa il paio con quella provata ogni 3 settembre nel buio del centro storico.
“Poi ci siamo fiondati dentro – prosegue la De Luca – C’è da camminare parecchio, attenzione. Qualcuno di noi aveva il contapassi: chi ha percorso 12 chilometri, chi 18. A partire dalla fila lunghissima per entrare, che va sempre messa in conto. Un giorno sicuramente non basta per vedere tutto, bisogna fare delle scelte, e delle rinunce: noi per esempio non siamo riusciti ad accedere al padiglione Italia, per quanta attesa c’era da fare. Ma vedetela come un’ottima scusa per tornare”.
Ma torniamo alla Macchina. “E’ sul decumano, all’esterno del padiglione di Eataly. A mio parere la collocazione non è la migliore possibile, perché lo spazio è un po’ sacrificato, ma mi rendo anche conto che le esigenze logistiche di un’esposizione del genere sono particolari. C’è il prato, e vicino gli stand che vendono cibo da strada, street food. Viene naturale prendersi qualcosa da mangiare, piatti tipici della cucina italiana di tutte le regioni, e poi sistemarsi per un pic nic vicino alla Macchina. Magari più naturale per i turisti che per noi viterbesi, che della Macchina abbiamo un rispetto più intimo. Fatto sta che c’era un sacco di gente”. E in fondo non dovrebbe essere troppo diverso – o troppo blasfemo – rispetto al papparsi un panino con la porchetta a piazza del Teatro il 3 settembre.
“Se devo dare un giudizio – dice Donatella, che per l’occasione ha portato con sé a Milano anche il primogenito Flavio, un irresistibile frugoletto di 6 anni -, dico che l’operazione mi ha convinto. Certo, Fiore del cielo fa più effetto la notte, illuminata, ma ho letto che l’accenderanno in grande stile, con le fiamme vive, già questa settimana. Quello che si può migliorare, e lo dico da persona abituata a viaggiare e visitare luoghi per lavoro, è la spiegazione. Ho avuto l’impressione che cosa sia Santa Rosa, il Trasporto, la Macchina, la festa, non sia spiegato per bene. C’è un pannello informativo, d’accordo, ma forse servirebbe anche un qualcosa di interattivo, per esempio un filmato. O magari una persona che stia lì a raccontare, a dare informazioni ai turisti, specialmente nei giorni di massima affluenza come nei fine settimana. E un’altra cosa: Viterbo, come città e come comunità, appare soltanto nella scritta laterale sulla base del traliccio. Sono piccole cose, però, dettagli che ho colto io. Ripeto: abbiamo fatto bene a sfruttare un’occasione impedibile come Expo. Era ora che una delle nostre maggiori bellezze uscisse dalle mura cittadine, consideriamolo come un primo, grande passo”.
Il gruppo è rientrato alla base (per la cronaca: c’era anche la consigliera comunale Augusta Boco), altri viterbesi sono partiti e partiranno per Milano. Giovedì per esempio ci saranno gli amministratori viterbesi e altri consiglieri comunali, non senza polemiche. La Macchina è sempre lì, a far parlare di sé: chi l’aveva definita “trash” (Il Corriere della sera), ieri l’ha inserita invece tra i monumenti da non perdere. Altri l’hanno confusa con la Torre di Babele. Altri ancora vattelapesca. Ci sono altri cinque mesi e mezzo di Expo, e tanto da raccontare.
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