Un coro di no. Convinto, trasversale, deciso: senza se e senza ma. L’idea dell’amministratore delegato di Atac, Danilo Broggi, di chiudere la linea ferroviaria Roma – Civita Castellana – Viterbo nelle zone extra Roma e di tenere in piedi il servizio attraverso bus sostitutivi, raccoglie solo fortissimi e motivati dissensi. Una proposta lanciata alla Regione Lazio, che è proprietaria dell’infrastruttura e che ha già deliberato di rilanciarla (finanziando in parte anche alcune opere: si parla di centinaia di milioni di euro) e che non sembra aver trovato terreno fertile sia nell’assessore alla mobilità Michele Civita che nel presidente Nicola Zingaretti. La Giunta regionale in carica, infatti, contraddicendo quanto deciso dalla precedente amministrazione Polverini, si era invece riallacciata alle deliberazioni di Marrazzo, puntando su un deciso potenziamento del sistema ferroviario da e per la Capitale.
“Inaccettabile” è l’aggettivo più gettonato (e pubblicabile) tra coloro che hanno letto, condiviso la notizia sui social network. Conviene sorvolare sugli insulti che pure non sono mancati e il cui tenore non è particolarmente difficile intuire. Pesantissimo l’intervento di Antonello Aurigemma, capogruppo di Forza Italia alla Pisana, incentrato comunque sulle vicende romane: “Apprendiamo dalla stampa che, a quanto sembra, ci sarebbe stato un cambio all’interno della giunta capitolina. Infatti, l’ad di Atac Broggi avrebbe scritto una lettera sul futuro delle tre ferrovie urbane (Roma-Lido, Roma-Giardinetti, Roma-Viterbo) direttamente alla Regione Lazio. Ci chiediamo adesso: perché il manager di Atac non ha seguito il normale iter (essendo l’azienda una municipalizzata comunale), e quindi non ha scritto all’assessore ai trasporti del Campidoglio (Improta), ma all’assessore omologo in Regione (Civita)? Forse perché ha sostituito l’assessore Improta o forse perché l’assessore ha abbandonato la nave. Delle due l’una: o si tratta di un segnale di incapacità del manager, forse giustificato dal fatto che in questi anni ha frequentato Roma più che altro da turista visti i numerosi incarichi che ricopre in altre società; oppure questo è dovuto all’immobilismo dell’amministrazione capitolina, totalmente priva di guida che ha demandato alla parte tecnica e non a quella politica l’attuazione di indirizzi e obiettivi che riguardano migliaia di cittadini, romani e pendolari, che utilizzano ogni giorno queste linee. Perciò, saremmo grati al sindaco Marino se ci comunicasse l’eventuale cambio del suo assessore alla mobilità, oppure se ci comunicasse l’eventuale allontanamento di Broggi, di cui apprendiamo notizie della sua esistenza in Atac solo attraverso casi sporadici come questo, tra l’altro a mezzo stampa”.
Il fatto è che per tutta la zona sud della Tuscia utilizza quella linea ferroviaria in maniera massiccia sia in direzione Roma che verso Viterbo: basta chiedere agli studenti universitari per rendersene conto. Inoltre la Regione, nella settimana che includeva Pasqua (quindi, poco più di un mese fa) ha fatto una analisi delle frequentazioni tra Viterbo e Civita Castellana e ritorno, senza le stazioni intermedie e tralasciando alcuni treni. Risultato: oltre 580 passeggeri paganti al giorno. Insomma, quella linea ferrata non s’ha da chiudere. Nè tanto meno sarebbe pensabile di convogliare il servizio su gomma, intasando ulteriormente la Flaminia, che ha già tanti problemi per conto suo. Sul tema, è opportuno che l’attenzione resti alta e che facciano sentire la loro voce soprattutto i rappresentanti della Tuscia in Regione, cioè i consiglieri Panunzi e Valentini, sempre pronti ad osannare qualunque spiffero provenienti dalle parti di Zingaretti e stavolta, invece, stranamente silenti. Chissà perché…