Mauro Mazzola è il nuovo presidente della Provincia di Viterbo, il primo dell’ente nella versione “secondo livello” voluta dalla riforma Delrio. La certezza è arrivata intorno alle undici e mezzo di stamane, con la conclusione dello scrutionio dei 629 grandi elettori che hanno partecipato al voto (tra consiglieri comunali e sindaci) sui 719 aventi diritto. Per il sindaco di Tarquinia una percentuale vicina al 70 per cento dei consensi (69.4, per la precisione) e 399 oti, contro i 184 dello sfidante di centrodestra Fabio Bartolacci, che non sfonda quota 30 per cento.
Operazioni di voto lunghissime, partite con oltre un’ora di ritardo rispetto alle 8.30 annunciate, e proseguite tra i mugugni di alcuni rappresentanti di lista per i metodi applicati dalla commissione. Si parte dalle schede blu, quelle relative ai Comuni con meno di tremila abitanti e l’esponente di Centrosinistra (appoggiato dalla lista del Pd e da una civica-popolare) è subito in netto vantaggio. Vantaggio che si conferma anche con la scheda gialla (Comuni fino a cinquemila abitanti) e con la grigia (fino a diecimila). Il colpo decisivo arriva con lo spoglio della scheda rossa, quella per i cinque Comuni della Tuscia fino a 30mila abitanti, tra i quali spiccano le roccaforti rosse di Civita Castellana e la stessa Tarquinia: 43 voti per Mazzola, 13 per Bartolacci, con qualche bianca e qualche nulla. Manca soltanto Viterbo, coi suoi 31 votanti (sui 33 aventi diritto) che hanno ancora un peso specifico più importante rispetto a tutti gli altri. Qui Mazzola fa segnare 20 voti, contro 8 per Bartolacci (tutto il centrodestra) e tre bianche.
E’ fatta. La Provincia ha virtualmente il suo nuovo presidente, arrivato in via Saffi intorno alle undici e già ribattezzato appunto “presidente” da Francesco Battistoni: è proprio il vicecoordinatore regionale di Forza Italia il primo a complimentarsi con Mazzola, confermando il clima di fair play (o forse di autoreferenzialità) di queste elezioni così stranee, o estranee.
Completato lo scrutinio per il presidente è iniziato quello per eleggere i dodici consiglieri, questione complicata (sempre per il maledetto voto ponderato) e anche atteso tra le cinque liste in corsa. Che vogliono contarsi e pesarsi: dal Pd ai civici-popolari di Michelini, al centrodestra pro Bartolacci fino alla lista dei dissidenti ispirata dallo stesso Battistoni senza dimenticare la sinistra più radicale, che pure ha presentato una sua squadra.