Ascolto tanto, concessioni poche. L’impianto della riforma Delrio che riordina competenze e funzioni delle province non si tocca. Il sottosegretario Angelo Rughetti parte da una costatazione assolutamente condivisibile: “Pensate davvero che pubblica amministrazione e scuola vanno bene così come sono oggi?”. E in una domanda (retorica) racchiude la risposta non solo ai tanti interrogativi che arrivano da amministratori, parlamentari, consiglieri regionali (tutti rigorosamente Pd) che accorrono per ascoltare che cosa il governo ha in animo sull’attuale situazione degli enti di secondo livello, ma anche ad un nutrito gruppo di insegnanti che irrompono in sala sventolando l’opuscolo de “La buona scuola” a mo’ di libretto rosso di Mao (Mazzoli parla con i manifestanti dando loro appuntamento per venerdì 5 giugno alle 16 nella sede del Pd a Viterbo). Interruzione (inopportuna) che non smuove di un millimetro il parlamentare reatino che difende a spada tratta la spinta riformatrice del governo Renzi. “In Italia – sottolinea – ci sono 32mila centri di spesa. Che equivalgono ad altrettanti rubinetti, spesso aperti senza necessità”. E allora si va avanti col piede premuto, per quanto possibile, sull’acceleratore. “Assumiamo – aggiunge – 150mila precari che non abbiamo creato noi e dichiarano uno sciopero generale? Non capisco…”.
Le notizie arrivano con l’annuncio che nel Consiglio dei ministri di mercoledì prossimo sarà discusso e approvato un decreto legge che prevede alcune norme che interessano direttamente i dipendenti della Province. Innanzitutto, la polizia provinciale che si dedica alla viabilità sarà destinata ai comuni, quella che si occupa di ambiente resterà in carico all’ente, poiché si tratta di una delle competenze che rimangono a Palazzo Gentili. Sui centri per l’impiego sono state trovate le risorse per il 2015 (78 milioni): per gli anni seguenti si dovrà attendere la riforma complessiva dell’Agenzia delle entrate. E i precari, che pure fanno sentire la loro voce tramite una ex dipendente? “Sono situazioni che vanno risolte localmente e in sede amministrativa”. Poi un discorso più generale: “Chi afferma che il personale delle Province perderà professionalità, dovrà trasferirsi o addirittura rischiare lo stipendio, dice il falso. In tutto il Lazio la mobilità riguarderà 48 persone che passeranno alla dirette dipendenze dello Stato. Non mi sembra che si possa parlare di cataclisma…”.
In precedenza, molte critiche e autocritiche. Mazzoli sottolinea i ritardi delle Regioni nel legiferare sulle competenze tolte alle Province e chiede più risorse per gli enti locali; Valentini annuncia che il Lazio conta di varare la legge entro luglio (meglio tardi che mai…); per Panunzi i veri temi sono la mancanza di fondi e la disoccupazione giovanile (“Una bomba ad orologeria sulla quale siamo seduti”). Il neo capo di Palazzo Gentili, Mauro Mazzola, non ha nemmeno bisogno del microfono per farsi sentire: “La Provincia non è un ente inutile: gli sprechi stanno da altre parti. Mi dite a che servono i consorzi di bonifica e le università agrarie? Voglio fare l’amministratore e non il liquidatore. Non darò deleghe, ma dividerò il territorio in zone che saranno affidate ai consiglieri che dovranno incontrare e coordinare i sindaci di quelle aree per ascoltare istanze e richieste. Non sono andato all’università, ma ho la laurea della strada perché anche da sindaco sono abituato ad ascoltare i cittadini. Credo in questa riforma e sono qui per applicarla, ma così le cose non vanno: diverse cose vanno riviste e bisogna farlo sentendo chi tutti i giorni opera sul territorio”. Richiesta condivisa da Rughetti che però non molla di un micron e all’onorevole Terrosi che solleva il tema dell’Imu agricola (“Su 280 milioni di euro di introiti complessivi, la Tuscia contribuisce con il 5%: è ingiusto e inaccettabile”) concede una risposta secca: “Per il prossimo anno è stata trovata la copertura finanziaria e quindi non ci sarà”. E il 2015? La risposta non arriva: s’è fatta una certa ed è ora di andare a cena. Anche la vice segretaria provinciale (e vice di sindaco di Canepina) Manuela Benedetti se ne rende conto e chiude i lavori. A proposito: non si vede ombra di fioroniano in sala. Ma il Pd non è anche il partito dell’ex ministro e dei suoi aficionados? Davvero una bella risposta alla richiesta di unità del segretario regionale Melilli.