Ne avevamo visti di tutti i colori. Sulle fontane. Sui marciapiede. Sugli antichi basamenti. Sulle piazze, naturalmente, le piazze nobili del centro storico che l’assessore Ricci – ai tempi – aveva provato a liberare dalle auto senza troppa fortuna, forse perché si era illuso che bastassero quattro catenelle per fermare l’invasione quando invece ci vorrebbero i cavalli di frisia, e le mine anticarro. Parcheggi impuniti come a piazza don Mario Gargiuli, dove regolarmente sparisce il cartello del divieto di sosta 0-24 (più zero, che ventiquattro). Da ultimo, avevamo registrato con un misto di ammirazione e schifo, il tizio che aveva lasciato la macchina sopra i fiori di San Pellegrino in fiore: un esempio di parcheggio creativo, che varia in base all’evento, e allora magari vedremo un’utilitaria in armatura per Ludika, una cabriolet con le cialde per l’espresso per Caffeina, una station wagon piena di angeli per il 3 settembre, e via dicendo.
Ma a questo kamasutra del posteggio mancava l’ultima genialata, prontamente segnalata dal Nuovo Centrodestra, che da quando ha deciso di fare opposizione attiva all’amministrazione Michelini punge, e punge bene. La foto di cui sopra mostra di una minicar, l’auto che si guida senza patente, lasciata sull’aiuola che costeggia la ex chiesa degli Almadiani. Mica in un punto periferico della città (che poi cambierebbe poco), ma a due passi da via Ascenzi, dal Comune, dalle Poste centrali, dal Sacrario. Qui, l’imberbe guidatore ha effettuato una manovra impeccabile, salendo prima sul marciapiede, schivando una palma e un masso ornamentale e andando a piazzarsi sul pratino, sotto al muro degli Almadiani. Il tutto alla luce del sole.
Considerazioni amare per il gran finale. La prima: a Viterbo le tecniche di
parcheggio superano ormai ogni immaginazione, e anche qualche legge della fisica e della meccanica. La seconda: essendo quasi certamente un giovanissimo, l’autore di questo posteggio ha preso ispirazione dalle manovre viste fare agli adulti. La terza, che è anche una domanda: chi è più cattivo maestro, l’amministratore che non riesce a risolvere il problema (che invece dilaga), o l’adulto che offre ai più giovani degli esempi di inciviltà su un piatto d’argento? Facciamo entrambi e non se ne parla più.