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Petizione per non chiudere la Roma-Nord

Si può firmare sulla piattaforma change.org. Anche Riano si mobilita

Un carrozza della Roma - Viterbo

Un convoglio della Roma – Viterbo

“No alla macellazione della tratta extraurbana e del materiale storico e sì al suo potenziamento anche a fini turistici” . E’ il titolo di una petizione in difesa della tratta extraurbana della Roma-Viterbo e del parco rotabile storico di cui la ferrovia è dotata. A lanciarla, sulla piattaforma change.org, le associazioni culturali TrasportiAmo e 18Aprile, che sabato scorso hanno ufficialmente invitato la Regione Lazio ad aprire un tavolo di confronto con gli Enti Locali e le realtà territoriali della Tuscia e dell’agro romano.

“Siamo convinti – scrivono le due associazioni – che tale linea deve essere, al contrario, potenziata e inserita in un programma di valorizzazione turistica e culturale (indotto turistico), attraverso l’istituzione del treno storico, composto dal materiale rotabile del 1932 che quella stessa Atac ha intenzione di demolire, nonostante il D.Lgs 42/2004”. Sulla graticola sono finiti i vertici di Atac: l’amministratore delegato Danilo Broggi  e il direttore generale Enrico Sciarra, che venerdì scorso, durante un incontro con le segreterie sindacali (Cgil, Cisl, Uil) ha rincarato la dose.

Voci di profondo dissenso arrivano anche da Riano, uno dei comuni romani attraversati dal percorso ferroviario. “Da cittadino, prima ancora che da persona impegnata in politica – afferma Carmelo Sorbera, portavoce del Movimento di Partecipazione Popolare di Riano – sono letteralmente adirato nei confronti di chi pensa che il territorio a nord di Roma sia terra di nessuno. L’amministratore delegato di Atac Broggi non sa cosa dice. Bloccare la linea Roma-Viterbo significherebbe paralizzare la vita sociale ed economica di un’intera area. Ogni giorno solo da e per Riano questa linea ferroviaria è utilizzata da un numero incredibile di persone. Inoltre, il traffico su gomma in alternativa a quello su ferro, anche se per temporanei periodi (ma in Italia l’emergenza è, ahinoi, consuetudine…) congestionerebbe il traffico in maniera pazzesca. L’ammodernamento della tratta va fatto, ma con modalità compatibili con la garanzia del servizio in essere. Va fatto negli orari in cui i treni non viaggiano oppure, come succede in tutti i Paesi seri, nelle ore notturne, quando i disagi per i cittadini pendolari si riducono al minimo. L’amministratore delegato di Atac, quindi, lavori in questo senso e non dica cose folli che se attuate andrebbero a peggiorare la quotidianeità di migliaia e migliaia di persone”.

“L’idea di chiudere un pezzo di ferrovia e dirottare il suo traffico su autobus è aberrante –  aggiunge Fabrizio Bonanni del Comitato Pendolari della Roma Nord – soprattutto in questo momento in cui servono maggiori collegamenti su ferro. Spero sia solo una notizia priva di fondamento o comunque non corrispondente a realtà”. “Chi sostiene lo smantellamento di tratte ferroviarie – tuona l’avvocato Roberto Donzelli dell’Utp Roma, altro firmatario – è un nemico del trasporto pubblico, senza se e senza ma”. “Le ferrovie sono una risorsa”, certifica senza mezze misure il blogger Andrea Tortorelli.

La stazione della ex Roma Nord a Viterbo

La stazione della ex Roma Nord a Viterbo

Intanto, va ricordato che sabato prossimo (23 maggio ore 11, Hotel Tuscia), è in programma un incontro per “l’applicazione del piano del piano dei trasporti della Provincia di Viterbo per contrastare i tagli alle ferrovie”. “E’ necessario allarmarsi – dichiara il Coordinamento comitati e associazioni per la mobilità del Centro Italia che organizza la riunione – e chiedere la partecipazione dei cittadini per porre in essere iniziative di contrasto fermo e deciso, senza dar retta a coloro che pensano tanto non lo faranno mai.  Il pericolo c’è è ed necessario tenere gli occhi bene aperti, anche perché Roma Capitale esautora da sempre la nostra provincia. Occorre evitare di mettere la testa sotto la sabbia alla maniera degli struzzi, quando sentono avvicinarsi un pericolo”. Pesante la conclusione: “I burocrati delle aziende ferroviarie, spesso appoggiati dalla politica, non pensano al miglioramento dei servizi per tutti i cittadini. La politica solo italiana dei rami secchi ha portato alla eliminazione di chilometri e chilometri di ferrovie che, invece, attraverso il potenziamento,  avrebbero potuto contribuire alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e al non depauperamento di beni pubblici. Anziché migliorare le ferrovie, per giustificare le chiusure, ne hanno ridotto i servizi, favorendo contestualmente i trasportatori  stradali. I burocrati delle ferrovie prima fanno diventare secchi i rami e poi tagliano il ramo”.

La mobilitazione popolare è partita e giocherà un ruolo determinante, ma forse è il caso di chiedersi come mai di fronte a questa situazione la Regione ufficialmente ancora tace e che cosa ne pensano i consiglieri regionali di maggioranza della Tuscia, sempre pronti ad intervenire su qualsiasi spiffero provenga dalla Pisana, ma stavolta ancora stranamente silenziosi.

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