Se non sono carte bollate, ci manca davvero poco. Nel Pd, ritrovata (almeno per ora l’unità nel gruppo consiliare) e in attesa dell’incontro di domani a Roma con il segretario regionale Fabio Melilli (convocati il segretario provinciale Andrea Egidi, il capogruppo a Palazzo dei Priori Francesco Serra e il segretario cittadino Stefano Calcagnini), la resa dei conti all’interno degli organismi di partito è appena cominciata. E così, Tiziana Lagrimino, coordinatrice della segreteria provinciale, prende carta e penna e scrive al suo segretario Egidi e al presidente della Commissione regionale di garanzia Alberto Tanzilli, per dire che “la convocazione (in data 25 maggio) della Commissione provinciale di garanzia per l’elezione del presidente e per l’avvio dell’esame dei ricorsi presentati” non è valida. Tale organismo, infatti, a parere della Lagrimino (di stretto rito fioroniano) va rinominato “vista l’incompatibilità dei seguenti componenti (Tommaso Bruziches, Donatella D’Ubaldo, Tiziana Mascagna, Daniela Paganucci, Pietro Piergentili, Massimo Pistilli, Carlo Postiglioni, Enzo Troncarelli) in quanto gli stessi, come si evince dall’elenco pubblicato anche sul sito del PD Viterbo, sono componenti anche dell’Assemblea provinciale e quindi in base a quanto previsto dagli statuti regionale e nazionale del PD incompatibili con la Commissione di garanzia”. Sarebbe persino inutile sottolineare che gli 8 citati non appartengono alla componente che fa capo all’ex ministro dell’Istruzione.
Rivolgendosi ancora la segretario provinciale Andrea Egidi, Tiziana Lagrimino aggiunge: “Ti faccio altresì presente che la commissione era stata da te già precedentemente convocata in data 25 febbraio per la certificazione dell’anagrafe degli iscritti 2014 e per l’insediamento e la nomina del presidente. Da ciò si evince che i membri della commissione non hanno dopo lunghissimo periodo di tempo dalla loro elezione rimosso la causa di incompatibilità né hanno provveduto a rimuoverla all’atto della precedente convocazione e pertanto, superato ogni limite massimo di tempo consentito, la loro incompatibilità ne ha provocato la decadenza”. “Ciò rende – è la conclusione – del tutto evidente la necessità di una nuova elezione onde evitare il reiterarsi di atti approvati in regime di piena incompatibilità e quindi di illegittimità”.
La guerra, dunque, è ufficialmente dichiarata: da un lato la segreteria comunale (a larghissima maggioranza fioroniana e guidata da Stefano Calcagnini), dall’altro quella provinciale (capeggiata da Andrea Egidi, esponente dell’ala sposettiana – panunziana) che ha trovato una saldatura con la maggioranza del gruppo consiliare e con il capogruppo Serra, di osservanza renziana. Sarà possibile trovare un punto dio incontro o questa battaglia è destinata a logorare inevitabilmente anche la stabilità dell’amministrazione comunale del capoluogo? Difficile prevedere mosse e sviluppi futuri. Dovrà provarci, il segretario regionale Melilli, prima fioroniano ed oggi facente capo all’ala guidata dal ministro Franceschini: viste come si sono messe le cose, non sarà né facile, né scontato.