Questa storia della Macchina di Santa Rosa a Milano ha davvero stancato. E’ brutta, è trash, è uno dei luoghi meno visitati dell’Expo… Premessa doverosa: provate ad immaginare se, di fronte all’opportunità di esporre nella rassegna universale il simbolo di Viterbo per 6 mesi, si fosse deciso di lasciar perdere per un motivo qualunque? Immaginate le reazioni, magari da parte degli stessi che oggi criticano a tutto spiano? Il sindaco e tutta la sua amministrazione sarebbero stati sommersi di improperi e di insulti, se non peggio. Invece la macchina è partita, è arrivata, è stata montata ed ora è lì vicino al padiglione di EatItaly.
E’ stata fatta la cosa giusta: non c’erano alternative alla scelta di portarla a Milano e comunque di avere la possibilità che una parte (chissà quanto consistente) dei milioni di visitatori dell’Expo potesse comunque osservarla. Una decisione per certi versi coraggiosa, comunque necessaria.
Detto questo, non si può non nascondere che messa lì, privata del motore, statica e non illuminata, non riesce a colpire. Ma questo era inevitabile: chi pensava qualunque altra cosa differente, era in errore in partenza. La decontestualizzazione era e rimane una conseguenza evidente (e inevitabile). Senza i Facchini, senza l’atmosfera del 3 settembre, senza l’entusiasmo di decine di migliaia di persone, senza le vie illuminate solo dalle luci della stessa, qualunque Macchina di Santa Rosa (foss’anche ideata da Michelangelo) perderebbe il suo fascino.
Magari si può discutere sulle azioni promozionali fatte e da fare per pubblicizzarla e farla conoscere, però questo è un altro discorso. Oggi va registrato che le prefiche di professione si sono scatenate in ogni modo possibile. La lamentazione più stupida e inutile riguarda il fatto che in questo modo si sia “sporcato” il culto di Viterbo e dei viterbesi verso la patrona. Una stupidaggine colossale: la devozione e l’amore verso la Santa sono fuori discussione e non c’entrano nulla con polemicucce (anche interne all’amministrazione comunale) sterili e montate ad arte per bassissimi interessi di bottega.
Siccome, però, Expo è aperto solo da 10 giorni e dunque ne mancano 170 alla chiusura, vale la pena di provare a dare un senso più compiuto alla presenza meneghina. Come? Ricette miracolose non ce ne sono. Magari, chissà, bisognerebbe pensare a delegazioni di facchini che, durante i week end, siano presenti a Milano indossando la tradizionale divisa in modo da diventare essi stessi ambasciatori di viterbesità. Spesa abbastanza limitata e risultati probabilmente tangibili. Meglio lasciar perdere invece convegni e/o conferenze: alla gente interessano meno di niente. Bisognerebbe poi trovare il modo di proiettare il più spesso possibile sui maxischermi dell’Expo filmati dei Trasporti passati, oltre naturalmente la diretta del prossimo. Bisogna lavorarci su con pazienza e passione: perché inevitabilmente si semina prima di raccogliere. Lo si faccia perché il tempo ancora c’è, ma non è infinito.
Buona domenica.