Illustrare, spiegare e raccontare. Affinché non ci siano più malintesi, affinché sia chiaro che la Macchina di Santa Rosa non è “un esempio di trash” (Corriere della sera), o “la Macchina della Madonna”(Il Fatto Quotidiano) ma il simbolo di una città, di una comunità, di una Storia e di tante storie. Mostrare la Macchina per quel che è – un campanile di trenta metri, bianco, ornato, illuminato di notte – e quel che rappresenta, cioè l’essenza di Viterbo. Dopo gli equivoci dei giorni inaugurali, comunque comprensibili visto il caos, il sindaco Michelini è tornato ad Expo col fido assessore Barelli per varare questa bizzarra ma necessaria operazione di storytelling, di racconto. E si è avvalso di un alleato eccellente, il presidente della Regione Nicola Zingaretti.
L’occasione è stata l’apertura ufficiale dello spazio riservato al Lazio all’interno del padiglione Italia. Centoquaranta metri quadri che resteranno operativi per tutta l’esposizione – unica regione a godere di questo privilegio insieme ai padroni di casa della Lombardia – e che promette di raccontare il territorio e i territori attraverso le più moderne tecnologie, le immagini, i suoni e i sapori della capitale e delle province, dei paesi e dei paesaggi. Per dire: c’è un dispositivo di realtà aumentata che si chiama Oculus, che è un paio d’occhiali. Lo indossi ed è come se fossi fisicamente ai Fori imperiali, o al palazzo Farnese di Caprarola. C’è una foto di ieri col sindaco di Roma Ignazio Marino che lo prova: tutto molto buffo.
Qui, nel padiglione del Lazio, attorniato dai suoi assessori, dalla presidente di Expo Spa Diana Bracco, dallo stesso Marino, da Michelini e da Barelli e dal consigliere regionale Panunzi, Zingaretti ha spiegato il significato della presenza del Lazio all’esposizione: tutte cose già ascoltate da queste parti. Il passaggio che ci interessa, però, è questo: “Qui c’è il sindaco di Viterbo – ha detto il governatore ai giornalisti presenti -, la città della Macchina di Santa Rosa, che è esposta proprio qui e che dopo andremo a vedere. La Macchina è il simbolo di tutto il Lazio e non possiamo che complimentarci con l’amministrazione comunale di Viterbo che è riuscita a portare a termine con successo questa operazione che in molti ritenevano impossibile”.
E così, tutti sotto la Macchina. Tra foto istituzionali e altre con le scolaresche curiose in gita. Poi un salto al padiglione Vino Italia, dove ci sono anche vini della Tuscia, e il pranzo da Eataly nella sezione dedicata al Lazio (anche qui, vini e cibi locali), la giornata ad Expo è andata in archivio.
“Un altro passo importante per promuovere le nostre eccellenze, a partire dalla Macchina di Santa Rosa, in un palcoscenico così importante – confermano Michelini e Barelli dal treno che li sta riportando a casa – Il sostegno della Regione è fondamentale, e nei prossimi sei mesi ci impegneremo a fondo affinché l’immagine della nostra città abbia lo spazio che si merita ad Expo”. In attesa che il Corriere della sera magari pubblichi la lettera che lo stesso sindaco ha inviato per spiegare il significato della Macchina, e dell’opportunità – intorno alla quale si sta lavorando alecremente – di trasmettere in diretta anche ad Expo il Trasporto del prossimo 3 settembre. E scommettiamo che di qui al 31 ottobre, data di chiusura dell’esposizione meneghina, nessuno commetterà più gaffe sull’argomento?