La Macchina di Santa Rosa è kitsch, o forse addirittura trash, dice il Corriere della Sera, che piazza in una galleria fotografica on line anche l’immagine del simbolo di Viterbo (cioè, del simbolo di Viterbo) tra le cose di cattivo gusto che si possono vedere ad Expo. Bon.
I gusti sono gusti, figuriamoci il cattivo gusto. E pure il diritto di critica è inalienabile. Perciò, nulla quaestio sul parere di Luca Mastrantonio, il cronista del Corierùn che ha scelto la carrellata in questione, e che tra l’altro è un formidabile polemista. Ed è anche vero che Fiore del cielo, questo modello di Macchina, si presta particolarmente al giudizio. Ancora di più nella prima versione, quella con la livrea dorata che sfilò nei primi anni fino alla rivisitazione – in bianco virginale – adottata per l’ultimo Trasporto del 3 settembre. “E’ una cineseria”, sussurravano i viterbesi più schizzinosi di fronte a questa visione e versione psichedelica, coi riflessi in viola e fucsia, il fumo da discoteca, i petali che cascavano dal cielo.
Ma finché eravamo noi (cioè, voi) a giudicare, può anche starci. Ogni scarrafone è bello a mamma sua, figuriamoci un Campanile, pure camminante. E poi, il viterbese è avvezzo a certi commenti intra moenia: “Questa Macchina non mi piace”, “Era meglio l’anno scorso”, “Dopo Volo d’Angeli nessuna è stata più all’altezza”. E gli ultras di Zucchi, e quelli di Ascenzi, e i pro e i contro.
Il brutto viene quando un forestiero esprime il suo giudizio, soprattutto se questo – il giudizio – non è positivo. Ma come ti permetti? Ma lo sai che questa roba ha centinaia di anni di storia? Ma lo sai che è il voto di una città, devota alla sua santa bambina? Insomma, scherza coi fanti ma lascia stare i santi.
Nessuno la può giudicare, soprattutto da Milano, dove è risaputo che c’hanno solo la nebbia e al massimo qualche olgettina, e lo spritz in Corso Como. Forse avrebbero preferito una Macchina minimalista, razionalista, con linee rigorose, un oggetto da design che avrebbe fatto la sua porca figura al salone del mobile, tra gli armadietti made in Brianza e le sedie Chippendale. Ma la Macchina è tradizione, folclore, sacrificio dei facchini, le strade buie, il fiato sospeso, le fiaccole nella notte. Fiera di essere kitsch, se la mettete così. Venitela a vedere, milanesi, il 3 settembre prossimo venturo. Poi ne riparliamo con calma.
(E in effetti, tutto quel vostro Duomo merlettato, così terribilmente gotico, cos’è se non è un immenso padiglione di Expo, soltanto un po’ più kitsch?). Si scherza, su.