15112024Headline:

Così s’allarga Peppe da Pianoscarano

Oggi Fioroni incontra in una riunione conviviale una nutrita pattuglia di fedelissimi

Leonardo Michelini e Peppe Fioroni: un asse sempre più saldo

Leonardo Michelini e Peppe Fioroni: un asse sempre più saldo

Maggioranza di Palazzo dei priori in crisi? Forse l’espressione è eccessiva e non rispecchia completamente ciò che sta accadendo realmente. Sicuramente in fibrillazione. Nell’ambito di una situazione che si è acuita proprio dopo l’esito delle recentissime elezioni provinciali e in concomitanza con il timer della sostituzione di Fabrizio Fersini alla guida dell’assessorato ai servizi sociali. Due temi apparentemente disconnessi tra loro, eppure profondamente intrecciati.

Intanto la notizia, come dettano le regole del buon giornalismo: oggi a pranzo, al Poggino, l’onorevole Fioroni ha convocato un gruppetto di fedelissimi (che poi proprio gruppetto non è, visto che sarebbero una quarantina i commensali). Ufficialmente si parla di un normale incontro conviviale tra vecchi amici, ma a leggere tra le righe (occhio ai tempi) non si può non evidenziare come questo avvenga subito dopo l’innegabile successo dell’area popolare che porta a Palazzo Gentili (tra lista Pd e lista civica) ben 6 consiglieri. Una semplice presa d’atto per dirsi “quanto siamo stati bravi”? Troppo riduttivo. Piuttosto una verifica che il lavoro che si sta portando avanti con l’aggregazione di pezzi esterni al Pd sta dando frutti. E qui prende corpo la seguente proporzione: i moderati e riformisti stanno alla Tuscia come la cosiddetta Area popolare sta al resto d’Italia. Già, perché al buon Peppe da Pianoscarano sta sicuramente a cuore il destino dell’amata Viterbo, ma con altrettanta attenzione guarda al suo ruolo nazionale. Presente e soprattutto futuro. Una conversione al renzismo imperante? In qualche modo sì, ma sempre sottolineando una diversità politica genetica.

In soldoni, non si è affatto lontani dalla realtà se si ipotizza la nascita nel Pd di una componente (mai dire corrente) che si raggruppa intorno all’ex ministro dell’Istruzione e che comprende anche pezzi sparsi provenienti da Udc, Scelta civica e, chissà, forse anche dal Nuovo centro destra. E che cosa sarebbe questa che viene sinteticamente definita Area popolare se non una riproduzione su scala nazionale di quella che nel piccolo della Tuscia è stata chiamata Lista moderati e riformisti? Esattamente la stessa cosa, ma più grande. E destinata a pesare negli equilibri dei democrats e, in special modo, nelle scelte prossime venture. Non un nuovo partito (che con l’Italicum in vigore concede spazi concreti solo alle liste strutturate),  ma un raggruppamento forte all’interno del contenitore massimo (il Pd) in grado di farsi sentire e di contare.

Francesco Serra, capogruppo del Pd in Consiglio comunale

Francesco Serra, capogruppo del Pd in Consiglio comunale

In tutto questo ragionamento, si inseriscono i temi più strettamente locali legati alla nomina del nuovo assessore ai servizi sociali. La riunione di una pattuglia di consiglieri democratici di varia estrazione, ma accomunati dal non essere fioroniani e guidati dal capogruppo in persona, è un’indicazione precisa. Quando ci si conta, è meglio essere in tanti. E anche le dichiarazioni di Serra in consiglio comunale sono emblematiche con accuse non leggere al sindaco di aver disatteso il programma. Seguita dalla replica al vetriolo di Michelini: “Potete sempre sfiduciarmi. Se avete coraggio”. Una guerra di posizione che alla fine logora e non produce risultati. “Francesco pensa di essere ancora al tempo delle primarie. Che invece sono finite da un pezzo”, chiosa un dirigente democratico di lunga esperienza. Come dire che, se e quando si arriverà alla resa dei conti, tutto torna in discussione. Anche l’incarico di capogruppo. E, restando in zona mura medievali, alla pattuglia di civici che si avvicina all’area dem va aggiunto anche quel che resta di Viva Viterbo: non è casuale a questo proposito che Maria Rita De Alexandris fosse rappresentante di lista in Provincia per i Riformisti e moderati (mansione peraltro abbastanza sconveniente e inopportuna per chi occupa una posizione di garanzia).

E le intemerate di Insogna e Moltoni? Stessa logica: evitare di farsi schiacciare e quindi di contare poco e niente. E magari porre qualche paletto in visti dei futuri riequilibri. Perché ormai di questo si tratta. Ed è faccenda che va risolta presto e bene, anche andando al di là della semplice nomina di un nuovo assessore. Rischia di cadere l’amministrazione Michelini? Mai dire mai, anche se la cosa appare improbabile. Rischia, questo sì, di impantanarsi ancora di più in una battaglia di trincea dove ci sono morti e feriti, ma dove tutti in sostanza rimangono a lungo fermi.

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