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E Meroi appende la fascia azzurra al chiodo

"Ho chiuso con la politica, ma posso dare a mano a ricostruire il centrodestra"

Marcello Meroi, ultimo presidente eletto della Provincia

Marcello Meroi, ultimo presidente eletto della Provincia

Presidente Meroi, da domani è un pensionato della politica.

“Diciamo in aspettativa. Che suona meglio”.

Pronto a ricominciare, insomma?

“Assolutamente, no. Pronto, eventualmente, a dare una mano ad un serio progetto di ricostruzione del centrodestra e della destra. Non ci sono uomini per tutte le stagioni: la mia è finita”.

Una specie di epitaffio…

“No, una costatazione realistica. Pensare il contrario è un’utopia”.

A chi e a che sta pensando?

“Alle realtà locale e a quella nazionale”.

Cominciamo da Viterbo.

“In un territorio che considero tutt’oggi caratterizzato da una maggioranza reale di centrodestra, siamo stati capaci negli ultimi anni di perdere tutto. Partiamo da questo dato di fatto”.

Quindi?

“Si cominci da oggi a cercare un candidato credibile per il Comune del capoluogo. Un moderato che sia sostenuto da un centrodestra federato e unito, composto da persone credibili”.

E poi?

“Ripuliamo le attuali macerie e ricominciamo a costruire. Io sono disponibile a dare una mano. Poi magari perderemo, ma almeno avremo posto le basi per vincere dopo”.

Marcello Meroi e Giulio Marini: due protagonisti della politica viterbesi degli ultimi vent'anni

Marcello Meroi e Giulio Marini: due protagonisti della politica viterbesi degli ultimi vent’anni

Non appare una cosa facilissima…

“Non lo è, ma lo spettacolo attuale cos’è? Siamo stati capaci di dividerci anche per le elezioni per la Provincia, dove l’unico obiettivo credibile era quello di presentarci uniti: non ci siamo riusciti”.

E in campo nazionale?

“Chi continua a pensare che Berlusconi sia ancora un leader spendibile, commette un gravissimo errore. Oggi, se si votasse per le Politiche, sceglierei Salvini. Perché dice le cose io, uomo di destra, voglio sentire”.

Ma Salvini è spendibile come leader nazionale?

“Probabilmente no. Anche lì vale lo stesso discorso fatto per Viterbo: uomini nuovi, idee nuove e leader da contrapporre a Renzi. Del quale ho pochissima stima politica, ma almeno ha un progetto”.

E’ un’analisi in cui vince il pessimismo.

“No, bisogna essere realisti e partire dalla costatazione dell’attuale sfacelo”.

Come si sente dopo oltre trent’anni di vita politica attiva?

“Stanco. L’ultima esperienza in Provincia mi ha molto disincantato. Dal punto di vista politico, non da quello amministrativo”.

Perché?

“Perché una lettura attenta e intellettualmente onesta induce a dire che abbiamo amministrato con criterio e correttezza. Come peraltro ha riconosciuto lo stesso Federico Grattarola, che è sicuramente persona sincera e corretta”.

Si poteva fare di più?

“Mi pare sinceramente difficile visti gli scarsissimi mezzi a disposizione. E’ rimasto insoluto il problema dei precari e me ne dispiace molto. Auguro sinceramente a chi verrà dopo di me di risolvere la questione”.

Il momento più bello della sua carriera?

“Tanti. Preferisco ricordare le persone più importanti che ho conosciuto. Due papi: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI con i quali ho scambiato anche qualche parola. E ancora Giorgio Almirante, un politico che davvero viaggiava un metro sopra gli altri. E glielo riconoscevano anche gli avversari”.

Il momento più brutto?

“Probabilmente quando si spense la fiamma del Msi. Ma c’era anche la consapevolezza di stare per costruire qualcosa di importante e di più grande”.

La delusione maggiore?

“Gianfranco Fini. Avevamo investito e creduto molto in lui”.

Ricorda il primo giorno da sindaco?

“Perfettamente. E ricordo anche una gran paura… Fare il sindaco è un po’ diverso che fare il consigliere di circoscrizione”.

E il primo giorno in Parlamento?

“Una grande emozione. Non mi sembrava vero che uno nato e cresciuto come me nel Fronte della Gioventù potesse sedere a Montecitorio”.

Ultimo giorno con la fascia azzurra per il Marcello Meroi

Ultimo giorno con la fascia azzurra per il Marcello Meroi

Rimpianti?

“No, e perché? Ho fatto con passione quello che mi piaceva fare e per cui mi ero impegnato sin da ragazzino. E poi mi sono tolto qualche bella soddisfazione”.

Ad esempio?

“Contrariamente a quello che si pensa, quando mi sono presentato alle elezioni, ho sempre preso un bel po’ di voti. Sin da quando fui il consigliere di circoscrizione più votato in assoluto”.

E adesso?

“Mi dedicherò un po’ di più alla famiglia e al mio lavoro. E ad un’altra grande passione come il basket”.

Le solite cose, insomma…

“E non sarebbe affatto disdicevole. Mia moglie ci crede poco”.

La sintesi finale.

“Mi restano tanti rapporti umani che la cessazione dalla politica non potrà cancellare. Ma mi resta anche un grande rammarico”.

Quale, presidente?

“An era arrivata al 13%, oggi Fratelli d’Italia (per i quali ho grande rispetto e simpatia) arriva sì e no al 4. Dove è finito l’altro 9%? Dove sono finiti quei milioni di voti? La destra di Meroi, Gabbianelli e tanti altri sindaci del territorio non c’è più. Come non c’è più il centrodestra di Marini. Sono rimaste solo le macerie. E i personalismi e l’autoreferenzialità. Si deve ricominciare a costruire: io ci voglio provare”.

 

 

 

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