Cronache da Marte? No, da Ercole, altra divinità della mitologia alla quale invece di un pianeta hanno pensato bene di dedicare una sala di Palazzo dei priori. E pure avvezzo a tante fatiche, il nostro eroe ieri ha dovuto affrontare una prova terribile: la discussione – a tratti comica, a tratti paradossale, certamente inutile – del consiglio comunale.
Prima di entrare nel vivo della narrazione, rendiamo onore ai protagonisti: davvero eccezionali, hanno saputo toccare picchi altissimi, e difficilmente in futuro si potrà arrivare a questi livelli d’eccellenza (anche se è certo che ci proveranno).
La premessa è gustosa: la maggioranza non aveva neanche i numeri per avviare la seduta, specie per le assenze nel Pd. Ad occhio: Fabbrini, Frittelli, Mongiardo, Quintarelli, Troili, Troncarelli, Volpi. Ma si sa, tira aria di rimpasto, perché lo scoglio delle elezioni provinciali è stato superato ed è arrivato il momento dell’assalto alla diligenza. Lo si evince dalle assenze, certo, ma anche dalla raffica di comunicati arrivati già dalla mattinata (un paio dal Pd, uno dai consiglieri Insogna e Moltoni, autoproclamatesi consiglieri dello Stato libero di Bananas, un sottogruppo di Oltre le mura).
Ci ha pensato la minoranza a concedere, splendida, le presenze necessarie ad “avviare i lavori”. Avviare si fa per dire: perché l’anticipazione della discussione sula decadenza dei consiglieri Tofani e Moltoni per il crack del Cev, non passa. Vota a favore l’opposizione, contraria la maggioranza, che vorrebbe aspettare il giudizio della Cassazione previsto il 9 giugno. Ciononostante, la stessa maggioranza, candida e innocente come una diciottenne cubana, subito dopo chiede a sua volta l’anticipazione di altri due punti all’ordine del giorno – roba di urbanistica – per voce di un altro santarellino, Paolo Simoni. Ed è bolgia.
“Ma come? – gli chiedono Ubertini e Santucci – Vi abbiamo assicurato il numero legale, ci avete bocciato la discussione sulla decadenza, e ora tornate a chiederci un voto per anticipare le cose che vi interessano?”. Sguardi smarriti tra i banchi del governo. Ma non è finita qui. Ancora Ubertini, tonante: “Lei sindaco deve dirci cosa sta succedendo nella sua maggioranza. E’ vero che state assemblando una nuova formazione civica sulla scorta dell’esperimento già testato nelle provinciali?”.
E qui si apre il dibattito. Ne viene fuori un puntatone di Servizio Pubblico (purtroppo senza Giulia Innocenzi), con maxidiscussione politica che si sarebbe benissimo potuta tenere al bar centrale – o magari a quello dello sport – e non in una sede che dovrebbe essere riservata alla discussione e magari alla soluzione dei problemi della città e dei cittadini. (Chi sente il bisogno di ridere, lo faccia ora, perché dopo è peggio).
No, non è mica vera la storia dello squadrone civico. Del dream team dovrebbero far parte Viva Viterbo, Treta, buona parte di Oltre le mura (esclusi i sub-comandanti Insogna e Moltoni, hasta siempre) e magari pure il Moricoli Paolo, del quale Sel chiede la testa: “Ma sono stato eletto in una lista a metà tra Sel e la civica Viterbo bene comune, quindi io resterei”, argomenta Moricoli. Quella che rischia, semmai, è la compagna Valeri, con qualcuno che vede la sua poltrona assessorile già in dissolvimento sotto i colpi del rimpasto. Anche Tofani si sente in dovere di chiarire che “Oltre le mura esiste ancora, ma che per agevolare il rimpasto riconsegniamo tutte le deleghe al sindaco”. Deleghe dei consiglieri, mica degli assessori, sia chiaro. Treta s’accoda, e porge al sindaco le sue competenze sulle “politiche della terza età”. Trattandosi di volpi d’argento, le porge su un piatto d’argento. Filippo Rossi conferma pure che Viva Viterbo è viva e lotta insieme a noi, al netto di qualche sassata volata nell’ufficio della presidente De Alexandris. Lo stesso Rossi, in serata, forse per espiare le colpe di aver assistito ad un tale spettacolo, fa sapere via Twitter di aver rinunciato ai gettoni di presenza da consigliere.
E Michelini se la ride (“Se non vi vado bene, sfiduciatemi”e magari anche “Dopo questa partita sono convinto che la Roma vincerà lo scudetto”), consapevole che il laboratorio civico c’è eccome, ideato da Fioroni il quale vorrebbe replicarlo anche in altre parti d’Italia, e questa deve essere una minaccia per tutti i cittadini italiani. Nessuno sarà più al sicuro. E il Pd? Spaccato tra la quinta colonna fioroniana (variopinta e innervata da forze fresche) e dall’ala sinistra che non è Gigi Riva, ma è la strana alleanza tra panunziani e renziani. Uniti forse dalla lettera Z, l’unica cosa che hanno in comune. Anzi, in Comune.