Qualcuno le chiamerebbe forzature… Daria Bignardi le chiamerebbe coincidenze… Altri li etichetterebbero come indizi… Alcuni ne parlerebbero come “segni del destino”…
Io non saprei, però, nello scorso fine settimana, il numero “14” è stato davvero ricorrente… almeno per me!
D’altronde, questo è il “mio” blog, quindi…
14 anni fa – era il 2001 – acquistavo il mio primo lettore Dvd e, come primo disco – alla modica cifra di lire 44.900 – portavo a casa un film che avevo adorato, al cinema, l’anno precedente: Billy Elliot.
Una storia vera in cui si mescolano tematiche sociali pubbliche (gli scioperi dei minatori inglesi durante il governo Thatcher) e private (il pregiudizio per una presunta diversità a livello di identità sessuale) ma, soprattutto, un magnifico film su un sogno che diventa realtà, sulla fatica che occorre perché questo avvenga, sull’amicizia che aiuta a superare i momenti più bui e disperati.
Sapevo che, da qualche tempo, Elton John aveva trasformato la storia in un musical e, andando al Teatro Sistina a vedere “Jesus Christ Superstar”, avevo visto che lo avrebbero portato anche in Italia, addirittura in italiano e con tutti i rischi del caso.
Appunto quasi per caso, ed in extremis, sono andato a teatro venerdì scorso e, ancora una volta, sono rimasto incantato… dalla storia, dalla musica, dalle coreografie, dai dialoghi, dal cast intero e dalla bravura del Billy Elliot italiano (Alessandro Frola, guarda caso di 14 anni!) e del suo amico Michael (Christian Roberto, ancora un po’ più piccolo!)
Non dico nulla sulla mimica facciale – ero troppo lontano – dei due ragazzi… per tutto il resto, si tratta di un duo così diverso da completarsi appieno reciprocamente!
Alessandro è un ballerino classico, perfetto nei movimenti, preciso nei dialoghi, riesce anche a cantare piuttosto bene…alla sua età, non è per niente facile… posso dirlo per lunga esperienza indiretta.
Christian è un danzatore moderno (“il piccolo Michael Jackson”), magari meno elegante di Alessandro (appunto, Billy Elliot è lui!), che strappa una risata ad ogni battuta e rende leggera la tematica dell’omosessualità del proprio personaggio, giocando con la Barbie come fosse un cacciabombardiere!
Emozionante e divertente al tempo stesso… ora vorrei vedere la versione in lingua originale ma… all’estero avranno trovato degli interpreti altrettanto talentuosi?
E, soprattutto, che siano anche ragazzi così a posto?!
Alessandro e Christian, il futuro è vostro!!
Sabato sera il divano era pronto per ospitarmi per l’Eurovision Song Contest, in diretta da Vienna… e io? Pronto a fare il tifo per i ragazzi de Il Volo?! Beh, sì, anche… ma, soprattutto, pronto ad aspettare fino a mezzanotte per l’arrivo sul palcoscenico del “Junior Eurochamp” italiano, quel Vincenzo Cantiello (14 anni, chi l’avrebbe mai detto?!) che mi onoro di sostenere e considerare “amico”, lui e famiglia!
Dato che Il Volo non è terminato sul gradino più alto del podio – bravissimi, ma ho una mia teoria sulla loro mancata vittoria che, però, non posso rivelare – mi permettete di prendermi la libertà di dire che il momento più emozionante ed intenso dell’Eurofestival è stato quando Vincy ha intonato – a “cappella” – il refrain di “Tu, primo grande amore”, la canzone con cui ha vinto il Junior Eurovision Song Contest di Malta?!
Posso prendermi la responsabilità di affermare che, tra qualche anno, sarà lui a vincere – per l’Italia – l’Eurofestival dei grandi?!
Lo sapete che per queste cose ci azzecco… diamogli ancora un po’ di tempo… o abbiamo fretta?!
Vincy, quando riuscirò a portarti a cantare a Viterbo, sarà sempre troppo tardi… ma ce la farò!!!
Arriva la domenica e, stavolta, la coincidenza è sui miei, di 14 anni!
Era il 1980, fino ad allora io ascoltavo solo musica classica – Čajkovskij era il mio preferito (capito Alessandro Frola?!) – però, attirato da una recensione che parlava del suo mondo musicale in termini di “rotaie invisibili, strani dagherrotipi del west, medicine indiane, ecc.”, fui rapito da un LP che si chiamava “Hold out” (con il senno di poi, neanche uno dei suoi lavori migliori…): avevo scoperto “Brother” Jackson Browne!
Cominciai a cercare i testi delle canzoni per tradurli – non c’era internet – e, ammesso che li avessi trasposti correttamente, rimasi colpito dalla profondità degli argomenti trattati da questo poeta dei perdenti, che faceva dell’impegno per l’ecologia e la pace la sua bandiera… sto cominciando a spiegarmi alcune cose sul mio conto!
E poi la musica, le ballate malinconiche e struggenti, ma anche i brani più rock e coinvolgenti, quel “country rock” che sarebbe stato il mio preferito per tutta l’adolescenza.
Lo avevo già visto a Ostia Antica e, ora, Brother Jackson era di nuovo a Roma, nello splendido Auditorium “Parco della Musica”… concerto stupendo, con pubblico fantastico: qualcuno ha detto che sembravamo ad un raduno di “reduci”… forse è vero, anche noi un po’ come i “perdenti” delle canzoni di Jackson, che hanno sognato un mondo migliore, non l’hanno ottenuto ma non si sono ancora arresi del tutto… se serve, siamo ancora lì per provarci ancora!
A 14 anni sembrava più facile?
Beh, no, non posso dirlo… se lo avessi pensato, non avrei potuto avere un “idolo” come Brother Jackson!