La “maledizione di Belcolle”. Definizione made in Mario Malerba, storico sindacalista della Cisl che da una vita si occupa dei problemi della sanità nel Viterbese. “Da oltre 40 anni – attacca – aspettiamo il completamento della più importante struttura ospedaliera dell’intera Tuscia. Spero di poter vivere abbastanza per vedere la fine dei lavori, ma comincio seriamente a dubitarne. . . “. L’ultimo stop arriva in virtù di una sentenza del Consiglio del Stato che, accogliendo il ricorso della ditta seconda classificata nella gara d’appalto per il cosiddetto blocco A3, ha stabilito che la procedura che assegnava la realizzazione dell’opera all’azienda prima classificata non era corretta e che i lavori dovevano essere invece affidati appunto a chi aveva presentato il ricorso. Conseguenza? Tutto da rifare. Ulteriore conseguenza: i viterbesi e gli abitanti tutti della Tuscia dovranno rassegnarsi per chissà quanto tempo ancora per vedere la fine dei lavori. “Non ho – aggiunga Malerba – alcuna competenza, e neppure alcuna voglia, di commentare la decisione della giustizia amministrativa: le sentenze si rispettano, punto e basta. Mi permetto solo di dire che, in tutti questi anni, i cittadini sono stati continuamente penalizzati dal taglio dei posti letto: nella Tuscia la media è del 2,05 per mille abitanti a fronte di un dato nazionale che ne prevede 3,5 per ogni mille abitanti. Tutto questo provoca lettighe nei corridoi, mobilità passiva perché non si esita ad andare da altre parti quando mancano le strutture basilari per poter essere curati. Una lesione dei diritti fondamentali e un’offesa alla dignità delle persone”.
Lo stop ai lavori comporta un’ulteriore penalizzazione. “Già – continua l’esponente della Cisl – in questo modo di fatto si continuerà a non poter utilizzare una decina di sale operatorie, praticamente già finite, che sono ubicate nella zona verso San Martino. Senza dire che con l’apertura di nuovi padiglioni, ci sarebbero numerosi nuovi spazi a disposizione. Questo non avrà influenza sui posti letto, il cui numero viene stabilito a livello regionale (ripeto: nella Tuscia siamo sotto la media, ma il Lazio rientra nei parametri visto che Roma pareggia i conti…), ma certamente avrà conseguenza importanti sulla vivibilità complessiva della struttura”.
Sulla vicenda interviene anche la consigliera comunale del Pd Martina Minchella che si rivolge al sindaco Michelini “come massima autorità sanitaria locale” per chiedergli “di convocare e ascoltare il commissario Macchitella in quanto i cittadini hanno il diritto di sapere di chi sono le responsabilità a causa delle quali il completamento dell’ospedale ancora una volta non vede il suo termine”.
Lo sguardo di Mario Malerba si allunga sull’intera situazione degli ospedali nella Tuscia: “Con il sostanziale e consistente ridimensionamento di Ronciglione e Montefiascone, con le sorti di Acquapendente appese ad un filo, con la chiusura della sala parto a Tarquinia e con le vicissitudini che periodicamente interessano Civita Castellana, l’unica concreta certezza resta Belcolle che, però, ormai è al limite del collasso. Ecco perché questo ulteriore stop ai lavori mi preoccupa prima di tutto come cittadino. Spero solo che la faccenda possa chiudersi in tempi ristretti e che i lavori possano riprendere al più presto”.