Alta, spigliata al limite dell’esuberante, bella. Annalisa Minetti è tutto questo per chi la vede dal vivo qui, nella sala d’Ercole di Palazzo dei priori. Per il popolo del volontariato, che affolla in questi giorni le vie e le piazze di Viterbo per l’omonimo festival, Annalisa è qualcosa di più: “E’ un simbolo, un esempio, un’iniezione di forza in più per le attività di tutti i giorni”, come dice il consigliere comunale Marco Ciorba, che ha scelto la cantante e atleta paralimpica italiana (non vedente) come madrina dell’evento nell’evento. Già, perché questo sabato la seconda edizione del festival chiuderà in grande stile, con la cena di solidarietà in piazza del Comune, in cui i ragazzi speciali, i consiglieri comunali, i presidenti delle associazioni di volontariato, faranno da camerieri alle ottocento persone che, dopo aver acquistato i biglietti, riempiranno i tavoli. Menù: prodotti locali, a chilometri zero, grazie al fondamentale contributo della Coldiretti, uno dei partner della manifestazione. Il finale, poi, sarà affidato proprio alla Minetti, in versione cantante, sul palco. Scherza, Annalisa: “Tra un po’ mi faranno sindaco”. E poi: “Parli con me? Non posso capire se mi stai guardando”.
Viterbo vuole essere la capitale europea del volontariato per il 2016 (la decisione ufficiale entro il 30 settembre), e sta lavorando per questo, e forse non c’è bisogno neanche di tante spiegazioni per rendersi conto di quanto se lo merita, questo titolo. Basta andarsi a fare un giro nella cittadella del volontariato dell’ex tribunale di piazza Fontana Grande, quartier generale del festival fino appunto a sabato. E la Minetti ha aderito con entusiasmo a questa sfida: “Una sfida – precisa Ciorba – che per qualcuno non saremmo stati in grado di affrontare. La smentita è nei fatti: tutta la città è coinvolta, e in un giorno e mezzo già tremila persone hanno partecipato ai nostri eventi”. Senza parlare delle oltre cento associazioni coinvolte (da quelle che si occupano di disabili a quelle che seguono i detenuti, gli anziani, gli ex tossicodipendenti) e della formula a costo zero per le casse comunali.
C’erano tutti, per la conferenza di presentazione: la vicesindaco Ciambella ha fatto gli onori di casa (“Viterbo sta cambiando, e va verso l’inclusione”), il presidente della fondazione Carivit Mario Brutti ha calcato l’accento su quanto sia “importante coinvolgere i giovani in queste attività che sono anche uno stile di vita”, il comandante della Scuola marescialli dell’aeronautica militale Paolo Briancesco ha confermato l’impegno delle Forze armate sul tema, Salvatore Regoli dell’associazione Juppiter ci ha messo la consueta dose di forza espressiva aggregativa. La presidente viterbese dell’associazione italiana ciechi Elena Dominici ha riconosciuto alla Minetti un ruolo importante: “Diciannove anni fa, quando tu vincevi il festival di Sanremo, io stavo perdendo la vista. Non ti ringrazierò mai abbastanza per la forza che mi hai dato. Sabato sarà una notte in cui le farfalle voleranno, perché il volontariato è volere e volare, e Viterbo vuole volare”.
Poi è toccato ad Annalisa coinvolgere tutti col suo racconto. “Il mio rapporto con questa città viene da lontano, dall’amicizia con Andrea Proietti e sono onorata di dare una mano per questa iniziativa e per le prospettive future di Viterbo in chiave volontariato. Ma attenzione, perché non basta accendere i riflettori, bisogna anche mantenerli accesi. Sono orgogliosa anche di sapere che molte persone mi considerano uno stimolo per andare oltre le difficoltà. Io stessa ho sempre amato mettermi in gioco, nella musica come nello sport cerco sfide nuove, perché quando c’è la volontà nulla è impossibile. I sogni sono diritti di tutti, e ognuno può scegliere di essere disabile o specialmente abile. Come i miei amici dell’Accademia di cultura sportiva: giovani che aiutano gli anziani, anzi i super adulti, e che dimostrano che tutti possono fare qualcosa di incredibile. E benvenuti nel meraviglioso mondo del volontariato”.
Si scende in piazza del Plebiscito, dove sabato ci sarà cena e concerto, e proprio i nonni dell’Accademia di cultura sportiva sono qui, a far ginnastica con la musica in sottofondo. Sembra davvero che nulla sia impossibile, e che si possa essere diversi (qualsiasi cosa voglia dire) perché si ha qualcosa in più.